Solitudine, rassegnazione, necessità di distrazione e ricerca di informazioni su come gestire la patologia, sull’alimentazione, sugli effetti indesiderati o sui propri diritti.

Se provassimo ad interrogare ognuno dei 373mila malati in Italia, affetti da tumore, sarebbero indubbiamente questi alcuni dei loro sentimenti dominati. Emozioni contrapposte alla paura e alla rabbia rilevate invece dai caregiver, che supportano emotivamente chi lotta.

Dati estrapolati dal vissuto diretto dei pazienti dell’Istituto Oncologico del Mediterraneo di Viagrande, a Catania, fautore della campagna nazionale “E tempo di vita” iniziativa volta a informare e supporta le donne con tumore al seno avanzato e chi le sta accanto.

Neoplasia della mammella, così si chiama questa tipologia di cancro, che fa censire in Italia  più 52.800 casi, solo in Sicilia 3.700.

50.000 nuovi malati, ogni anno, fanno di questa patologia oncologica quella più “rosa”, con un trend di incidenza in ascesa che fa registrare in Italia un dato rilevante: 1 donna su 8 si ammala di cancro al seno.

A ridimensionare i numeri inquietanti, la percentuale di sopravvivenza, entro i 5 anni dalla diagnosi, che sfiora il 90%. Dato che vede solo il 30% dei tumori  progredire e  evolversi in tumore avanzato

Il tumore al seno avanzato è lo stadio che registra il passaggio delle cellule provenienti dal tumore primitivo, localizzato alla mammella, in altre parti rispetto al punto d’origine. Di fatto le stime impietose parlano di 30.000 pazienti malate di tumore al seno avanzato in Italia.

La patologia impatta sulla vita di ogni donna andando a minare la loro quotidianità, seguire la casa e prendersi cura si se stessa passa in secondo piano lasciando spazio a sentimenti misti di solitudine e a tratti rassegnazione.  La sete di informazioni, della donna colpita, evidenzia che l’apporto e il supporto psicologico della paziente sono fondamentali. Aspetto importante anche per i caregiver, i familiari e amici, che di contrappasso subiscono sentimenti contrastanti di paura, rabbia e frustrazione.

“Oltre alle conseguenze mediche e cliniche sociali – ha dichiarato la Dott.ssa Maria Carmela Scriminaci, Responsabile del servizio di psico-oncologia dell’Istituto Oncologico del Mediterraneo di Viagrande (Catania) –  la malattia oncologica ha una profonda dimensione psicologica e relazionale, perché irrompe inaspettatamente nella vita di una donna e della sua famiglia, elicitando un carico emozionale (per esempio paura, ansia, smarrimento, senso di solitudine ed impotenza) che è, a volte, pesante da sostenere”.

La ricerca di consigli su come gestire la relazione con chi vive la malattia è indubbiamente l’invocazione principale del caregiver. Domanda che riceve risposte chiare grazie all’iniziativa, promossa da Novartis in collaborazione con Salute Donna Onlus e la Società Italiana di Psico-Oncologia (SIPO), con il patrocinio di Fondazione AIOM.

E’ tempo di vita nasce per sensibilizzare su cosa significa gestire una malattia che rivoluziona il vissuto fisico ed emotivo di chi ne soffre e di tutta la sua rete relazionale, il tutto attraverso una serie di incontri sul territorio. Un supporto concreto per capire come affrontare la vita con il nemico, che si chiama tumore al seno metastatico.

Il Prof Dario Giuffrida, Direttore oncologia medica dell’Istituto Oncologico del Mediterraneo di Viagrande (Catania) rassicura sull’efficacia delle cure ribadendo che la rivincita sul male- dipende dall’efficacia degli screening e in parte dalle nuove prospettive di cura.

Ma ricordiamo che il tempo della malattia è comunque tempo di vita, ed oggi grazie alla cronicizzazione del tumore al seno, ci sono gli strumenti per migliorare la vita del malato: il sito web www.tempodivita.it,il decalogo sugli aspetti psicologici della patologia messo a punto dalla Società Italiana di Psico-Oncologia, le video pillole sono iniziative che  di concerto evitano l’isolamento della paziente.

“Abbiamo scelto di supportare la campagna – ha dichiarato Anna Maria Mancuso, Presidente di Salute Donna Onlus – innanzitutto perché, nonostante oggi si possa fare molto anche per il tumore al seno avanzato, se ne parla ancora molto poco; ci ha spinto il desiderio di non lasciare sole le donne che rientrano in questa categoria nella gestione della malattia”.

 

 

 

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