60 domande, 100 minuti per rispondervi, meno di 10.000 posti disponibili oltre 67.000 iscritti ai test d’accesso ma è broglio. Sono questi i numeri del test di medicina e odontoiatria che il 4 settembre scorso ha interessato gli aspiranti camici bianchi di tutta la penisola italica.

Eppure si grida già allo scandalo, poco lontani dall’ultima dichiarazione del consiglio di stato che ha invalidato il test di ammissione 2016/2017 è già partita una nuova battaglia di legalità per affermare il sacrosanto diritto allo studio.
A guidare la class action nazionale lo studio legale Leone-Fell & Associati che sta ingaggiando una vera e propria “guerriglia”.

Amare novità infatti vi sarebbero per alcuni atenei italici che lo scorso 4 settembre hanno sottoposto ad oltre 60.000 studenti 60 domande: 2 quesiti di cultura generale; 20 di ragionamento logico; 18 di biologia; 12 di chimica; 8 di fisica e matematica. Nonostante il contingente di futuri medici sia in crescita, siamo arrivati a 10.000 nuovi posti accademici, ricordiamo che il ministero della salute deve bilanciare il numero di laureati con il numero dei contratti di formazione specialistica a disposizione, lo scarto di circa uno 1-6 è stato ingente e a quanto pare poco corretto.

Ad essere sotto inchiesta la scorretta valutazione delle prove, che attribuiva un massimo di 90 punti: 1,5 punti per ogni risposta esatta meno, – 0,4 punti per ogni risposta errata e 0 punti per ogni domanda lasciata in bianco.
Catania, a quanto pare, stando alle segnalazioni giunte allo studio legale suddetto, ha registrato la maggiore irregolarità. Gli studenti in corso d’esame sono stati chiamati a cambiare aula, addirittura uscendo fuori dalle mura dell’edificio dell’ateneo adibito al test “i metaldetector, al rientro, suonavano all’impazzata, ma senza ulteriori controlli” dichiarano alcuni studenti.

“È un’irregolarità – hanno dichiarato i legali – che va contro tutti i principi di una selezione pubblica. Non solo potrebbero essere stati introdotti dispositivi elettronici, quali smartphone o smartwatch con il quale collegarsi a internet e cercare le risposte ai quesiti, ma altre persone avrebbero potuto affiancarsi o addirittura sostituirsi ai candidati”.
A vagliare la seconda denuncia un eclatante scoperta dello studio Leone-Fell che ha presentato uno studio informatico, affidato all’ esperto informatico e data analyst Antony Russo, che spiegava quanto esposto. Sarebbero, stando ai dati, circa un migliaio i candidati ad aver utilizzato dispositivi elettronici per cercare le risposte della selezione.

Il caso sollevato da Leone-Fell ha scosso l’opinione pubblica nazionale, portando persino alla presentazione di un’interrogazione parlamentare al Ministro dell’Istruzione, firmata Vittoria Casa e Giorgio Trizzino del M5S.
“ Tutte queste pratiche, che purtroppo si ripetono di anno in anno, falsano completamente l’intera procedura di selezione che pertanto risulta fallace e non riesce a garantire equità di trattamento e meritocrazia. Per tale ragione abbiamo avviato un ricorso collettivo affinché possa essere ripristinato il loro diritto a intraprendere il percorso di studi desiderato”.

Migliaia ad oggi i brogli segnalati che passano dallo scambio di aula (di cui si accusa l’ateneo catanese), allo scandalo delle ricerche su Google, plichi scomparsi (a Cagliari) per finire con 10 minuti sottratti (a Roma).

Quello degli avvocati è divenuto un vero e proprio tour di incontri-denuncia, che ha attraversato lo stivale e che dopo Roma, Napoli e Catanzaro oggi approderà a Catania.

Nell’attesa di nuovi risvolti ricordiamo che l’appuntamento nel capoluogo etneo è previsto alle 15,30 di oggi presso il Palace Catania, in via Etnea 218.

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