Gianfranco Fallica non riposa in pace. Non deve riposare in pace. No, nessuna pace per chi ha armato la pistola è l’ha puntata per uccidere la moglie 25 enne e i suoi due figli. I suoi due figli. 6 e 4 anni. Uccisi dal padre. Che poi si è ucciso. E perché non ha compiuto prima l’ultimo atto? Perché non si è autodistrutto prima di distruggere? Prima di compiere quel che non si può compiere, che non si può considerare, capire, ammettere? Uccidere. Non soltanto: uccidere a freddo. Non soltanto: uccidere a freddo una donna. Non soltanto: uccidere la donna che diceva di amare e con la quale ha creato altra vita. Non soltanto: uccidere quella vita, unica, dal valore inestimabile.

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No, non deve riposare in pace Gianfranco Fallica. E’ la sintesi di quel che ha invaso il profilo Facebook dell’uxoricida, del padre che ha sparato contro i figli. Che ha sparato contro i figli. Figli piccoli. Bambini, innocenti, inermi, indifesi davanti a chi avrebbe dovuto difenderli, proteggerli, aiutarli a crescere. E’ così aberrante quanto avvenuto nell’appartamento maledetto di Paternò, che c’è chi non è riuscito a trattenersi. E ha voluto sfogarsi, ha voluto cacciare i fantasmi di una realtà che non si riesce ad accettare, quella che contempla pure l’orrore. Puro, indifferente, tirannico orrore. Quando affiora è già troppo tardi, non si può tornare indietro. Lo si può soltanto contemplare o ignorare o imprecargli contro.

L’orrore schiude porte. Oscure, grottesche, pietose.

Oscure, così come quelle che liberano l’odio, il piacere di insultare, di infierire.

Grottesche, così come quelle che scatenano gli amanti del complottismo, di fantomatiche teorie sul controllo della società, delle menti, senza dimenticare di evocare quel demonio già iconograficamente bell’è pronto all’uso come capro espiatorio.

Pietose, così come quelle di chi si inorridisce per l’accanimento sul cadavere, di chi vorrebbe scovare un perché, di chi vorrebbe impegno non nel condannare certi fatti ma nel trovare soluzioni etiche, morali, per una educazione generazionale che scongiuri il più possibile quel che improvvisamente devasta.

 

 

 

 

 

 

E a tal proposito, c’è pure chi lancia l’allarme per quel che ritiene una maniera artata di diffondere le notizie, basata sul colore della pelle di chi commette il crimine.

Fantasmi. Di vario genere. Veri. Presunti. Reali, così come l’orrore.

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