I nuovi Autonomisti, che si ricollegano all’esperienza dell’ex Mpa, intendono “affrontare la fase nuova della politica nazionale per rappresentare al Sicilia e più in generale il Mezzogiorno che rischia di finire schiacciato tra politiche assistenzialiste e l’autonomia finanziaria delle regioni ricche del Nord”. E’ quanto emerso dal convegno programmatico che si è tenuto nell’aula magna dell’università Kore di Enna. Ribadito che il percorso politico “non può coincidere con quello di Forza Italia” che, sostengono, “un giorno dichiara di volere cambiare nome e l’indomani no, un giorno vuole ricostruire il centrodestra, l’indomani non esclude una convergenza con il neo partito renziano”.

Ma garantiscono “lealtà la governo Musumeci e al suo movimento” col quale gli Autonomisti pensano “si possa compiere un percorso comune, magari rifondando un partito nazionale che ponga al centro della sua azione politica l’avvio del superamento del divario tra Nord e Sud”. E in quest’ottica guardano con interesse a Fdi di Giorgia Meloni, ipotizzando un rapporto federativo fondato su un programma di pochi punti essenziali”. I temi storici degli autonomisti sono due: perequazione infrastrutturale, leggasi Ponte sullo Stretto, e alta velocità ferroviaria e fiscalità compensativa o di sviluppo. Temi che campeggiavano per altro nella sala stampati a carattere cubitali in due enormi striscioni. Pippo Reina, fondatore e presidente di ”Sicilia – Regione – Nazione”, ha tracciato l’identikit ideologico del movimento autonomista che si avvarrà di una struttura organizzativa radicata nel territorio cui si affiancherà una piattaforma informatica, denominata ”Sicilia Autonoma” e il blog di informazione ”Sicilia 2030”

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