“Cari delinquenti, perché di questo si tratta, siete soli e isolati, adesso fate silenzio perché dobbiamo pregare”.

I delinquenti sono quei falsi devoti che hanno costretto il maestro del Fercolo Claudio Consoli a fare sganciare il cordone, rinunciando alla salita di San Giuliano per motivi di sicurezza.

Monsignor Barbaro Scionti dice le cose come stanno, davanti alla folla,  prima di cominciare la “preghiera di riparazione perché dobbiamo pentirci, quel che è avvenuto è molto grave”. E’ davanti all’ingresso della Cattedrale, della casa di Sant’Agata, di Sant’Agata che non è ostaggio di nessuno. E’ sulla Vara, accanto a Lei, alla Patrona, nella gremitissima piazza Duomo.

Lo ha detto con voce dura “Sant’Agata non è ostaggio di nessuno. I veri devoti di Sant’Agata sono per Sant’Agata”. Lo ripete aggiungendo “cari delinquenti”.

Qualcuno, fra la folla, compare dei delinquenti o egli stesso delinquente, evidentemente, cerca di reagire urlando contro il prelato, ma viene zittito dal Monsignore: “Sant’Agata non è impaurita dalla minacce e come ci ha insegnato Nostro Signore Gesù, preghiamo per il nostro Padre Eterno”.

E’ quel che dovrebbe essere la fede, di qualsiasi Credo si tratti: potenza, forza dirompente contro qualsiasi forma di negatività.

I devoti, quelli veri, la maggioranza lì presente, prima applaudono: “Ecco la risposta, cari delinquenti, ecco, questa è la risposta”, ammonisce Barbaro Scionti. Eppoi pregano con lui, si affidano all’Ave Maria: “Sant’Agata ci ha insegnato il coraggio e la fede nel Vangelo, altro non importa”.

 

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