“Non è stato Claudio Consoli il primo a decidere di fare sganciare i cordoni della Vara”.

Alfio Rao ci parla con tono pacato, leggero, di chi racconta qualcosa che tocca le corde più intime, che emoziona profondamente.

Ci rivela un episodio dei festeggiamenti in onore di Sant’Agata conosciuto solo da chi lo ha vissuto “Non era ancora l’epoca dei social, di Facebook, certe notizie non si diffondevano con la facilità con cui avviene oggi”, spiega lo storico, amato maestro del Fercolo, oggi 64enne.

“Quel che è avvenuto in questa edizione dei festeggiamenti, io l’ho già vissuto, quando ero il responsabile. Sono stato nominato maestro del Fercolo nell’ottobre del 1997 e in quella prima esperienza fui preso di sorpresa. Mi riferisco alla cosiddetta Calata della Marina, una delle fasi del giro esterno del giorno 4. Allora, erano 7/8 anni che la Calata era stata tolta dal percorso dei festeggiamenti, c’era chi pretendeva di rifarla correndo, mettendo a rischio i devoti e lo stesso Fercolo con la nostra Patrona, visto che il passaggio sotto l’unico antico arco della zona del Pescheria che lo permette è risicato. Se non si agisce con la massima cura in quei frangenti potrebbe succedere di tutto. Come detto, sono stato preso di sorpresa e quelli che tenevano i cordoni tirarono improvvisamente, lanciando il Fercolo in una pericolosissima corsa: fortunatamente non ci furono conseguenze, ma il rischio fu altissimo. L’anno dopo, però, le cose andarono diversamente, avevo imparato la lezione…”.

“Nel ’98 volevano riprovarci, ma fui chiaro: la Calata della Marina si fa a passo d’uomo – continua – ma alcuni si fissarono che dovevano correre, che bisognava passare sotto l’arco, per poi raggiungere Porta Uzeda, a velocità. Non volevano sentire ragioni, non volevano rispettare le mie disposizioni, che ritenevo più che giuste per il bene di tutti, per onorare la nostra Patrona. Così fui costretto a prendere una decisione drastica: feci sganciare i cordoni e suonai la campanella per fare voltare il Fercolo e cambiare percorso. Fu un braccio di ferro, durissimo, lo ricordo ancora bene, ma ottenni quel desideravo, furono comprese le mie ragioni e dopo lunghi attimi di tensione mi promisero di rinunciare alla corsa e così fu: feci riagganciare i cordoni e la processione proseguì regolarmente”.

Insomma, una vicenda simile a quella vissuta dall’attuale capo Vara.

“Sì, per lo stesso motivo, la sicurezza – commenta Rao – solo che allora fu capito il perché della mia presa di posizione e tutto si rasserenò. A quanto pare questa volta le cose non sono andate così e per questo sono d’accordissimo con Claudio Consoli, è stata una giusta scelta. Anzi, avrei voluto telefonargli proprio per suggerirgli di intervenire, ma è come se mi avesse letto nel pensiero, perché mentre stavo per prendere il cellulare ho visto che aveva fatto sganciare i cordoni”.

Perché l’ex maestro del Fercolo questa volta ha potuto seguire i festeggiamenti soltanto da casa, attraverso le dirette televisive, per via dei postumi di una polmonite “Purtroppo quest’anno non ho potuto indossare il sacco. Fino a poco tempo fa sono stato ricoverato al Policlinico, gli anni vissuti di notte con qualsiasi clima quando facevo la guardia giurata, da quando sono entrato in pensione stanno presentandomi il conto. Pazienza”.

E dice la sua su chi Monsignor Barbaro Scionti ha definito delinquenti: “E’ gente che è stata educata così, ad agire in una certa maniera. Io li definisco tradizionalisti. Anche se il termine più esatto è fanatici: e quando subentra il fanatismo, la fede perde il suo valore. Mi auguro che si capisca una volta per tutte”.

E’ stato capo Vara dall’ottobre del 1997 fino “al 2 febbraio del 2011”.

E’ una data che fa sanguinare una ferita impossibile da rimarginare: “Diedi a malincuore le dimissioni. Quel giorno fui condannato per la morte del povero Roberto Calì (il giovane devoto che morì per le ferite riportate dopo essere scivolato sotto il Fercolo durante la salita di San Giuliano, quella che Consoli ieri  non ha permesso di fare, ndr) e ritenni doveroso mettermi da parte senza attendere provvedimenti. Alla vigilia della Festa ebbi quella doccia ghiacciata. Allora non esisteva alcun regolamento, il Fercolo non veniva revisionato, era davvero un’impresa condurre una manifestazione così imponente, ma pagai io colpe che non avevo. La chiesa? Mi ha aiutato per il pagamento delle spese, per il resto sono stato lasciato solo: la colpa di quella tragedia che se la prenda Rao. Ma adesso voglio pensare soltanto a l’unica cosa per me importante, insieme con la mia famiglia e chi mi vuole bene: Sant’Agata. Sto seguendo minuziosamente tutte le indicazioni dei medici, perché per l’Ottava indosserò il sacco, cascasse il Mondo ci sarò”.

 

 

 

 

4 Commenti

  1. Un saluto caloroso ad Alfio Rao . Persona pacata saggia educata e dei modi gentili . Io 55 enne lo ricordo con affetto sul fercolo. Anche questo anno sono stato vicino alla mia patrona e mamma celeste . S.AGATA. VIVO IN EMILIA ROMAGNA E RIENTRATO GIISTO 2 ORE FA. UN SALUTO E ABBRACCIO AD ALFIO E LA MIA STUPENDA CITTA . VIVA SANT AGATA

  2. Un altro saluto e complimenti a Consoli capo fercolo. E una stima particolare a Don Barbaro Scionti. Il padre eterno e sant Agata sono contenti che ci sia lui in cattedrale.

  3. Io abito a Milano mi chiamo Giuseppe C. Porto il saio da 50 anni e mi sono reso conto che,per la Chiesa e solo un business economico e non tiene conto alla devozione dei catanese. Tiene conto soltanto all’evento che porta tanto turismo ,e dimentica del Cristianesimo e il valore che ha la nostra santa.Viva San Agata .Se mi tutti devoti tutti… viva San Agata

  4. Save Giuseppe. C non capisco questo tuo commento relativo alla decisione di non fare la salita di San Giuliano o meno . Io da vero devoto e Cristiano posso solo dire che per accendere le luci in chiesa e fare varie manutenzioni occorrono i soldi. Quindi che siano offerte o pubblicità da qualche parte devono arrivare i piccioli….aggiungo oltre che sottoscriverrei una raccolta fondi da parte dei cittadini Catanesi per restaurare i portoni della cattedrale. Voglio ricordare che i portoni in bronzo a trecastagni per S.alfio sono stati fatti con donazione dei fedeli del paese. Quindi a catania basta che per un giorno si salta un caffè e un panzerotto. Ecco i fondi per i portoni. Sottolineo che parliamo della casa di nostra amata Sant Agata . Giuseppe Maccarrone .

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