Prendiamo atto delle dichiarazioni dell’Assessore Turano, in aula e sulla stampa, che gettano ombre, immotivatamente e con argomentazioni palesemente infondate e fuorvianti, tanto sull’IRCAC quanto indirettamente sulle rappresentanze datoriali.

Siamo quindi costretti ad intervenire per ristabilire la verità dei fatti.

In merito al fatto che l’IRCAC non avrebbe approvato i propri bilanci fin dal 2009 faccia l’Assessore Turano una ricognizione presso i propri uffici. Scoprirà che i bilanci sono stati. regolarmente predisposti e trasmessi dagli organi di amministrazione dell’IRCAC, con il visto favorevole degli organi deputati al controllo, e che invece è proprio l’Assessorato alle attività produttive, da lui rappresentato, che non li ha ancora esitati!

Così come gli verranno smentite le altre questioni che ha sollevato. Scoprirà che sotto la gestione dei rappresentanti delle associazioni le attività dell’istituto hanno visto raddoppiati i finanziamenti erogati, ridotte di oltre un milione l’anno le spese di gestione e adempiuti tutti gli atti obbligatori per legge finora remorati (e ancora il cda attende che l’Assessorato approvi le tabelle di equiparazione, già trasmesse da tempo dall’IRCAC, in adempimento a precisi obblighi normativi inerenti l’abbattimento del costo del personale).

Sono tutti risultati documentati e peraltro certificati e sottolineati con la giusta enfasi dal Presidente Musumeci in occasione della presentazione del primo anno di azione del Governo.

Ci si può chiedere insomma: dice cose vere Turano o dice cose vere Musumeci?

Ma la cosa più significativa è che questi risultati sono arrivati, questo si è bene dirlo, nonostante le lentezze istruttorie dell’Organo Vigilante, cioè l’Assessorato, anch’esse ampiamente documentate: dall’imposizione dell’articolo 118 (a nostro parere non dovuto ma adottato per mere esigenze di bilancio della Regione e non certo per gli interessi di operatività espressi dalle imprese siciliane) alle mancate risposte in merito alla copertura del ruolo di Direttore Generale, figura indispensabile statutariamente per la definizione positiva delle pratiche di credito agevolato.

E se l’Assessore avrà la voglia e il tempo di approfondire gli argomenti scoprirà anche che parte dei 52 funzionari dell’IRCAC, che lui apostrofa quasi come nullafacenti, in realtà lavorano, eccome, per gestire la mole di pratiche, molte in contenzioso, lasciate negli anni dai decreti assessoriali della Regione, a partire dalla legge 37 sulle cooperative giovanili (non quindi dalla gestione dell’IRCAC), che hanno generato il famoso credito difficilmente esigibile con il quale oggi occorre fare i conti.

Infine l’Assessore lamenta la mancata approvazione da parte del Parlamento dei compensi agli amministratori sostenendo che ciò determinerebbe l’impossibilità di coinvolgere professionisti all’altezza. Noi in merito ricordiamo all’Assessore che i risultati di cui sopra sono stati raggiunti da un consiglio che non percepisce neanche un euro di compenso. E come detto ha mostrato con i fatti, non col parole, di essere all’altezza, assumendo le responsabilità gestionali per evitare che si interrompesse l’erogazione del credito alle cooperative in una fase di transizione e in assenza di un percorso concretamente definito e in un quadro amministrativo oggettivamente difficile e a volte ostile. Buoni professionisti quindi, anche senza compenso e anche se forse per l’Assessore hanno il demerito di non essere professionisti della politica.

Insomma, il giusto obiettivo di consentire la partecipazione in consiglio di rappresentanti dell’artigianato e della cooperazione e di mantenere bassi i costi a carico delle imprese (perché di questo si tratta), si sarebbe anche potuto, senza stravolgere la disciplina vigente, adottando lo schema attualmente in vigore in IRCAC e CRIAS, con il presidente indicato dalla Giunta Regionale e due consiglieri indicati dalle associazioni datoriali e senza prevedere compensi (cosi come avevamo richiesto insieme alle associazioni artigiane). Certo magari non si sarebbero fatte ulteriori nomine peraltro retribuite, e quindi interessanti, ma questa è un’altra storia.

Ciò premesso resta più di un quesito, che parte da una constatazione. E’ vero che in questi anni ci siamo sempre opposti con fermezza, nell’interesse delle cooperative siciliane, alla fusione tra IRFIS, CRIAS e IRCAC, perché quel disegno avrebbe cancellato il credito agevolato in Sicilia. Ma non abbiamo mai contrastato la scelta di accorpare CRIAS e IRCAC in IRCA, anzi l’abbiamo sostenuta riponendo fiducia in un disegno riformatore presentato come percorso utile a garantire maggiori capacità di accesso al credito per le cooperative siciliane, più innovazione e un incremento di efficienza ed efficacia. Percorso che fin qui non c’è stato.

E allora ci chiediamo: perché questa acredine nei confronti dei rappresentanti delle associazioni datoriali? Perché non è possibile affrontare una discussione di merito sul progetto IRCA senza strappi e forzature?

E soprattutto, perché ad un anno da quella scelta, non c’è ancora uno straccio di progetto, e men che meno di piano industriale, che possa dire ai cittadini e alle imprese siciliane, e alle parti datoriali e sindacali, come tali obiettivi potranno realizzarsi?

Non sono le contrapposizioni che permettono il raggiungimento degli obiettivi. Sono il confronto e la progettualità. Per questo noi invitiamo il Presidente Musumeci e l’Assessore Turano a convocare al più presto le parti datoriali e sindacali, ad ascoltare le loro ragioni per poi scegliere il da farsi, esercitando le proprie prerogative ma pensando alle esigenze delle oltre 10.000 cooperative attive siciliane e dei loro soci che hanno bisogno di risposte. Non certo di polemiche.

 

 

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