Agata è stata trovata qui.

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Nella tenda che vedete e che sembra stare lì come se fosse la collocazione più ovvia, più naturale.

Ma no, non dovrebbe trovarsi lì, in piazza della Repubblica, pieno centro di Catania, sul Corso Sicilia, a pochi passi da piazza Stesicoro, dalla via Etnea, dal punto dove si affaccia l’ingresso dei resti della Catania che fu, dell’anfiteatro romano.

Agata Maugeri era lì, in una delle tende dove bivaccano stranieri senza fissa dimora, nomadi isolati dalle comunità di appartenenza. La 14enne scomparsa lunedì pomeriggio scorso, dai volontari dell’Associazione Rescue Accademy di Catania è stata individuata martedì sera nel degrado che vi documentiamo.

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Nel degrado dove era stata condotta dal coetaneo romeno pregiudicato che, dopo essere fuggito per l’ennesima volta da una comunità di recupero, l’aveva portata con sé, l’aveva fatta allontanare da Motta Sant’Anastasia, dalla famiglia, con intenzioni che Maurizio Iacona, il presidente dell’associazione che ha cercato Agata, ha voluto sintetizzare così “L’abbiamo salvata, non trovata. Salvata”.

Nel degrado che diventa opportunità per chi vuole mantenersi invisibile alla legge così da agire impunemente, che è servito dal distacco drammatico fra la vita quotidiana vissuta dai cittadini e le istituzioni. Perché sembra incredibile, ma accade, è sotto gli occhi di tutti; a Catania è stato possibile condurre una ragazzina, una bambina, una 14enne in un ghetto in pieno centro, fra auto che passano, abitanti che rincasano, impiegati che raggiungono uffici, negozi. C’è una tenda e nessuno si chiede che cosa ci faccia lì, cosa vi sia celato dentro. Nessuno di coloro che dovrebbero agire, tutelare, prevenire, preservare, fare rispettare.

Nessuno.

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