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Agivano come i ratti. Perfettamente organizzati, ognuno col proprio compito. Una zona intera, quella di via Capo Passero, a San Giovanni Galermo, vasto quartiere della periferia di Catania, trasformata in piazza dello spaccio. I ratti del gruppo di Picanello che per conto del clan Santapaola-Ercolano animavano, gestivano quello che dagli inquirenti è stato definito un gigantesco supermercato della droga.

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24 arresti. Le accuse sono associazione per delinquere finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio, con l’aggravante di favorire la mafia.

La mafia che ha bisogno della droga per manifestare potere, per alimentare le casse, per scongiurare emorragie di pentiti; perché se l’affiliato che è stato catturato non ha garantito il suo sostentamento e quello della sua famiglia mentre è rinchiuso in carcere, lo stimolo a voltare le spalle, a tradire è forte, fortissimo.

Perché la mafia non è l’ndrangheta; non è più, da tempo, un compatto tessuto connettivo di famiglie legate fra di loro da legami di sangue. Il clan è il datore di lavoro, il bancomat, e se non è più in grado di garantire la paga, beh, meglio pentirsi, meglio affidarsi, ora sì, allo Stato. E’ quel che emerge dall’operazione della polizia, coordinata dalla Procura di Catania.

il capo della Squadra Mobile Antonio Salvago e il capo della Procura di Catania Carmelo Zuccaro

Che ha per l’ennesima volta certificato le principali emergenze: Librino e San Giovanni Galermo, appunto. Sono le zone di Catania più imbottite di droga, più fortificate, dove i clan mafiosi riducono intere arterie, interi immobili a mercati, bunker, vie di fuga, inaccessibili a chi non abita lì, a chi non ha il permesso di muoversi lì, coi cittadini onesti costretti a convivere con la melma mafiosa, ed i loro clienti, e le forze dell’ordine che devono ingegnarsi per avere accesso, per raccogliere prove che permettano poi di agire, colpire.

Così come è stato possibile, in via Capo Passero, con l’installazione di videocamere, l’occhio che ha permesso di eludere le vedette, alcune definite “fisse”, munite di ricetrasmittenti, ed altre “mobili”, perché a bordo dei loro scooter si occupavano di pattugliare e di avvisare gli spacciatori quando si sospettavano presenze indesiderate.

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I NOMI DEGLI ARRESTATI:

AIELLO Concetto (cl. 1970), pregiudicato, già sottoposto agli arresti domiciliari per altra causa; BELLIA Giuseppe (cl.1995), pregiudicato, già detenuto per altra causa; CASTAGNA Orazio (cl.1993);CORSARO Andrea (cl.1989);DI MAURO Simone (cl.1998); FERRO Emanuel Kevin (cl.1997);FINOCCHIARO Francesco (cl.1993), pregiudicato; MINNELLA Claudio Natalizio (cl.1966), pregiudicato,MINNELLA Eugenio (cl.1991), pregiudicato, MUSUMECI Salvatore (cl.1996), pregiudicato, già sottoposto agli arresti domiciliari per altra causa, PREVITE Massimiliano (cl.1994), pregiudicato, SAPUPPO Santo (cl.1996);SCALIA Carmelo (cl.1992), pregiudicato; SPAMPINATO Jonathan (cl.1994), pregiudicato; SPARACINO Damiano (cl.1991), pregiudicato; SPERANZA Angelo (cl.1997) pregiudicato; TOMASELLI Alessandro (cl.1976), pregiudicato, già sottoposto agli arresti domiciliari per altra causa; TUDISCO Francesco (cl.1980), pregiudicato; VECCHIO Alessandro (cl. 1988), pregiudicato, già detenuto per altra causa; nei confronti dei quali è stata disposta la custodia cautelare in carcere; AIELLO Vincenza (cl.1981); BATTAGLIA Luana (cl.1999); CALABRETTA Andrea (cl.1982), pregiudicato; CASTORINA Giovanni (cl.1998); RAINERI Pietro Alessio (cl.1995);nei confronti dei quali è stata disposta la misura degli arresti domiciliari.

 

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