Quanta tristezza in poche righe. Quanto assurdo, inaccettabile dolore sintetizzato. Ci si consola immaginandola “nella casa del Padre”, dove “è tornata”, in quell’indistinto, insondabile Infinito al quale ognuno dà un nome secondo la propria fede o le proprie convinzioni.

Ma Loredana non doveva tornare nella casa del Padre. Non così, non adesso, non ancora 40enne, non ancora madre, donna, essere umano, che aveva tutto il diritto di continuare a vivere, e vivere ancora, così come aveva il diritto di volere rinascere, e rinascere, e rinascere, lontana da quel mostro che ha deciso di terrorizzarla, umiliarla, eliminarla, come si fa con le bestie che non accettano il giogo del padrone.

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I funerali (oggi, alle 15,30 nella chiesa Madre di Catenanuova, dove il Comune ha indetto il lutto cittadino) annunciati dalla famiglia sono un pugno allo stomaco. Si legge quel che Loredana Calì è stata costretta a lasciare da Filippo Marraro, il marito dal quale aveva deciso di separarsi, dall’assassino che prima l’ha rapita,

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eppoi le ha sparato due colpi con quell’arma con cui l’ha costretta a raggiungere il luogo scelto per eseguire la sentenza emessa dalla sua balordaggine.

La stessa che subito dopo il delitto gli ha suggerito di telefonare ai familiari della vittima per avvertirli: “Ho ucciso Loredana, andate a prenderla”;  alla figlia 17enne per farle sapere dove trovare dei contanti che le sarebbero tornati utili; di andare alla scuola media dove si trovava il figlio 12enne per dirgli “Ho ucciso tua madre”; di inviare un messaggio al gruppo WhatsApp degli amici coi quali avrebbe dovuto partecipare ad un motoraduno per avvertirli dell’improvviso impedimento, come se fosse un inconveniente qualsiasi: “Non posso andare al raduno, ho ucciso mia moglie, addio”.

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Loredana, strappata ai figli, alla madre, alla nonna, alle sorelle, al fratello, agli zii, ai nipoti, ai cognati, “ai parenti tutti”, così come si legge nel manifesto funebre.

Che urla dolore e rabbia. Rabbia perché il mostro forse poteva essere fermato. L’ex moglie di Marraro, Donatella, con la quale ha avuto anche un figlio prima di divorziare e conoscere Loredana, ha rivelato che durante il matrimonio, 25 anni fa, ha tentato più volte di denunciarlo per maltrattamenti “Ma i carabinieri, che allora evidentemente avevano le mani legate dalle leggi rispetto ad oggi, mi dicevano che senza sangue non potevano intervenire”.

Dolore e rabbia, che hanno aggredito pure il figlio dell’assassino avuto nel precedente matrimonio: durante la fiaccolata di due giorni fa a Catenanuova per Loredana ha detto “Mio padre non lo perdonerò mai”.

 

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