Il rapporto, spesso discusso, tra ospedale e territorio: andata e ritorno. Ovvero dalla prima diagnosi del medico di base e, dunque, la gestione della patologia acuta in ospedale, al ritorno del paziente alla gestione del medico di base. Un tema certamente spinoso e complesso che è stato analizzato durante i lavori della I giornata calatina di medicina interna a Caltagirone. Due giorni di lavoro, quelli coordinati dal dott. Rosario Cannizzo, direttore unità operativa medicina interna degli ospedali di Caltagirone e Militello, che hanno puntato sull’aggiornamento e sul dialogo e che hanno voluto richiamare l’attenzione degli specialisti, ma soprattutto dei medici di base del territorio. Il bilancio della due giorni di congresso è affidato al coordinatore scientifico.

“E’ andata molto bene – spiega il dott. Rosario Cannizzo– forse al di là delle aspettative: c’è stata una grandissima partecipazione con oltre 110 iscritti e, cosa più importante, come la gran parte siano stati i medici del territorio, i medici di famiglia.  Questo per noi rappresenta una soddisfazione perché era proprio lo scopo che ci eravamo prefissi. Quello di cominciare ad instaurare un rapporto più stretto e più collaborativo con i medici di famiglia. Voglio anche sottolineare la qualità degli interventi dei relatori, qualcosa di veramente eccezionale, se è vero che sembrava quasi un congresso nazionale per il livello culturale e scientifico”.

Numerosi i temi e gli argomenti che sono stati trattati durante i lavori: il comitato scientifico, infatti, ha deciso di suddividere la I giornata calatina di medicina interna in macro-aree che, poi, rappresentano le branche della medicina interna stessa. Dall’oncologia alla cardiologia, dalla gastroenterologia alla diabetologia, dalle malattie infettive alla pneumologia.

“Ancora – spiega Carmelo Iacobello, direttore Uoc Malattie infettive Azienda Ospedaliera Cannizzaro Catania-questa famosa integrazione ospedale-territorio stenta a partire, o per lo meno, ancora una volta l’Italia possiamo definirla a macchia di leopardo rispetto a questo argomento, se è vero che al nord le strutture territoriali si sono adeguate alla necessità di dovere prendere in cura il paziente cronico. E’ giusto sottolineare, purtroppo, che questa situazione ha qualche difficoltà di implementazione legata ovviamente anche alla difficoltà di trovare i medici, dato che esiste un problema legato alla carenza di medici che certamente non contribuisce a risolvere il problema”.

Credo sia determinante – spiega Nunzio Crimi, direttore dell’U.O.C. di Pneumologia ed Allergologia A.O.U. Policlinico – Vittorio Emanuele, Catania– la realizzazione di una rete tra ospedale e territorio è indispensabile per la migliore cura dei pazienti, per esempio a proposito dei nuovi farmaci biologici di cui abbiamo parlato durante i lavori, ci sono già dei centri di riferimento prescrittori, ma si dovrebbero attivare dei centri periferici del territorio che possano seguire questi pazienti e possano somministrare loro queste terapie”.

Il concetto chiave è sempre lo stesso: il ruolo centrale del medico di base nell’interpretazione dei segnali lanciati dal paziente e la decisione in merito alla necessità di gestione ospedaliera della patologia.

“Uno dei primi obiettivi – ha detto Roberto Bordonaro, Direttore Struttura Complessa Oncologia Medica Azienda Ospedaliera Garibaldi Catania– per cui credo si debba lavorare quotidianamente è la piena integrazione con le attività del medico di base, che rimane un patrimonio irrinunciabile per la sanità italiana e anche un punto che la contraddistingue dalle sanità di tanti altri paesi europei. Non per nulla recenti sondaggi ci dicono che il medico di base viene vissuto come un punto di riferimento importante da tutte le famiglie italiane ed è quindi fondamentale una sua integrazione con quello che sono le attività ospedaliere. Bisogna, comunque, sottolineare come le criticità con cui ci confrontiamo adesso sono anche purtroppo derivanti da errori di programmazione del passato per una sanità che si è sviluppata in maniera troppo ospedalocentrica, e che troppo spesso ha marginalizzato il territorio da quelli che sono i percorsi gestionali assistenziali delle patologie principali”.

Un problema atavico quello della mancanza di comunicazione tra medico di base e medici ospedalieri: una questione su cui si è posata l’attenzione negli ultimi anni anche grazie a giornate di lavoro e aggiornamento come quella di Caltagirone.

“Il rapporto ospedale-territorio è fondamentale, – ci spiega Bruno Cacopardo, direttore unità operativa Malattie Infettive Ospedale Garibaldi Catania-si tratta di una pietra miliare della gestione di una buona sanità perché l’ospedale sempre di più si caratterizza per la gestione di patologie gravi severe iperacute, in cui vi è minaccia imminente per la vita del paziente. Tuttavia è anche un luogo, che per noi infettivologi, rappresenta anche la potenziale sorgente, Source come dicono gli americani, di patologie infettive che vengono per questo definite nosocomiali. Il paziente fragile, il paziente immunodepresso ma anche il paziente immunocompetente, per certi versi, è dentro l’ospedale che può trovare gli strumenti per guarire da una patologia e da un problema acuto, ma può anche trovare il luogo nel quale contrarre una patologia infettiva ospedaliera”.

Significativa oltre alla scelta del sottotitolo del congresso, anche quella della sede e di conseguenza di organizzare una giornata denominata ‘calatina’. Indiscutibile, infatti, il ruolo centrale rivestito dalle strutture ospedaliere di Caltagirone e Militello, fondamentali per evitare il sovraffollamento dei nosocomi del capoluogo di riferimento ovvero Catania.

 

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