Un imprenditore, titolare di un’azienda di servizi del terziario, è stato denunciato per sfruttamento dei lavoratori. I carabinieri del nucleo ispettorato del lavoro di Siracusa hanno scoperto che metà dei dipendenti, 5 su 10, erano costretti a lavorare più di quanto previsto dal contratto. I magazzinieri erano stati assunti con con part-time di 20 ore settimanali ma in realtà svolgevano un numero di ore maggiore. La paga oraria era di 6 euro all’ora omnicomprensiva, cioè conteneva la quota parte di permessi retribuiti e ferie non godute. In questo modo i dipendenti non maturavano alcun trattamento di fine rapporto. Le spettanze economiche ammontavano mediamente intorno a  600 euro mensili, al di sotto delle reali retribuzioni, che avrebbero dovuto essere di circa mille euro. Secondo gli investigatori i dipendenti lavoravano il 25% in più delle ore segnate e che, in caso di assenza per malattia o ferie, il datore di lavoro decurtava perfino la retribuzione. Alcuni dei lavoratori, poi, erano costretti a raggiungere la sede di lavoro sita ad oltre 50 km dal luogo di abituale residenza, con evidente aggravio economico a proprio carico. Il datore di lavoro avrebbe creato ad hoc disagio ai dipendenti a scopo ritorsivo, invitandoli più volte a dimettersi se non volevano accontentarsi di quanto gli veniva dato. Il servizio di logistica era stato assegnato all’imprenditore da un ente pubblico a seguito di gara d’appalto, l’imprenditore aveva vinto grazie a un ribasso eccessivo decurtando poi gli stipendi dei dipendenti per rientrare nelle spese. I cinque dipendenti si sono avvalsi della conciliazione in sede sindacale, chiudendo il contenzioso in via stragiudiziale, saranno comunque avviati accertamenti per verificare la congruità delle intese raggiunte.

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