Avevano provato a truffare un malcapitato con la tattica del finto incidente per ottenere il rimborso assicurativo con l’aiuto di un complice. Sarebbe una storia di ordinaria cronaca, sennonché ad ordire il tentativo di truffa è stata una famiglia con madre, padre e figlio quindicenne, tutti e tre pregiudicati.

Il fatto è accaduto a Picanello, dove un incidente stradale ha fatto scattare la trappola ordita dai tre familiari con il supporto di P.B., “il picchiatore”, subito intervenuto dopo l’incidente.  La vittima dell’inganno si è fermato per sincerarsi delle condizioni del quindicenne venendo, però, accerchiato da diversi abitanti del quartiere, tra i quali “il picchiatore” che a inseguito il guidatore, che nel frattempo ha cercato scampo presso l’abitazione di una parente in zona, fermandolo e picchiandolo “selvaggiamente” riportandolo sotto minaccia sul luogo dell’incidente. Le autorità hanno avuto notizia dell’accaduto dal posto di Polizia del Pronto Soccorso nel quale il quindicenne, nel frattempo, si era recato con la madre, millantando un investimento subito da parte di un uomo poi fuggito. La possibilità di un atto di pirateria, però, ha messo in allarme gli agenti del Commissariato Borgo Ognina che, messisi sulle tracce dell’automobilista, lo hanno raggiunto appurando come nella ricostruzione del ragazzo ci fossero elementi dubbi.  Inoltre la vittima della truffa era dovuta ricorrere al Pronto Soccorso per curare le lesioni provocategli dal picchiatore.

Fiutando la truffa gli agenti hanno convocato in Commissariato il giovane “investito” e la famiglia. Padre e figlio che, tra l’altro, al momento dell’ “incidente” era in sella ad una bicicletta elettrica risultata rubata, si sono scagliati contro i poliziotti, verbalmente e fisicamente. La donna, invece, ha coronato una scenata con uno svenimento, per il quale è stato necessario convocare un ambulanza.

Padre e madre, A.A e L.R.M.V le loro inziali sono stati arrestati per  simulazione di reato, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, tentata truffa, calunnia, resistenza e oltraggio a pubblici ufficiali, violenza e minacce a pubblici ufficiali, associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata e introdotti nel carcere di Piazza Lanza. Ad essere indagato in stato di libertà per i medesimi reati, il quindicenne figlio della coppia, anch’egli, come i genitori, pregiudicato. Il “picchiatore”, invece è denunciato in stato di irreperibilità per falsità ideologica, percossse, lesioni dolose, favoreggiamento di tutti i reati non associativi commessi dagli arrestati, minacce, sequestro di persona a scopo di estorsione e associazione per delinquere semplice finalizzata al reato di truffa aggravata

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