“Nulla di cui gioire, non ci illudiamo!”.

L’Asaec invita alla riflessione. Senza sconti. Perché l’Associazione anti estorsione di Catania legge oltre la mera cronaca, quella che la scorsa settimana ha raccontato del duro colpo assestato al clan Mazzei-Santapaola.

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“L’instancabile opera di repressione svolta dal nucleo antiestorsione della Squadra Mobile di Catania, cui va sempre la nostra gratitudine, fa emergere impietosa, ancora una volta, la prepotente piaga delle estorsioni quale forma di controllo del territorio dai clan mafiosi – affermano i rappresentanti dell’associazione – Dall’operazione di polizia che ha visto azzerare l’articolazione territoriale della cosca mafiosa dei Mazzei, emergono, almeno due aspetti preoccupanti che ci riguardano: il primo, la costante della cosiddetta “intimidazione ambientale” che induce il commerciante o l’imprenditore a cercarsi “l’amico buono” per “mettere a posto” la propria posizione, pagando il pizzo; il secondo, la reticenza a denunciare i propri estortori se non dopo le evidenze investigative abbiano acclarato l’estorsione in atto”.

“Anche nel caso dell’ operazione Hostage, 4 commercianti su 6, solo dopo essere stati posti innanzi le risultanze delle indagini, hanno ammesso di pagare il pizzo – fanno notare con amarezza – Appare evidente, dunque, che l’operazione di qualche giorno fa, non sia partita da denunce dei commercianti o imprenditori contro i loro estortori ma da altri filoni d’indagine volti a scoperchiare il traffico di droga tra Italia ed Albania, gestito dalle articolazioni delle cosche, dal quale solo successivamente sono emerse anche le estorsioni”.

E la domanda, purtroppo, è sempre la stessa. “Ciò che dovremmo chiederci è il motivo per il quale vi è questa reticenza a denunciare: sfiducia verso la reale e tempestiva risposta della giustizia che garantisca pene certe assicurando i colpevoli alle patrie galere liberando gli imprenditori dall’oppressione mafiosa? Sfiducia verso la propria azione di denuncia che non ripagherebbe ed anzi, in certe zone, relegherebbe all’isolamento ed al marchio di infame? Sfiducia verso i meccanismi premiali e di risarcimento dei danni subiti messi in campo dallo Stato nei confronti di coloro che denunciano estorsione ed usura? Sfiducia verso l’opera di sensibilizzazione svolta dall’associazionismo antimafia sempre più spesso coinvolto da inchieste giudiziarie che ne mettono a nudo le proprie fragilità?”.

“Le denunce sono in calo e non perché non si paghi più ma perché la somma delle ipotesi di motivi di sfiducia sopra elencate inducono i più a convincersi che sottomettersi alle prepotenti richieste convenga, salvo poi ricredersi quando sia troppo tardi – conclude l’Asaec – Crediamo che le evidenze investigative traccino un quadro desolante e preoccupante delle estorsioni in atto sul territorio che deve essere analizzato ed al quale è necessario porre rimedio. In definitiva, non è più rinviabile e diventa sempre più urgente un’opera di riforma degli strumenti legislativi messi a disposizione di chi denuncia, quali le leggi 44/99, 108/96 e 512/99, dell’associazionismo antimafia ed antiracket attraverso un preciso e condiviso codice etico nazionale e di una generale e maggiore attenzione delle istituzioni verso questo fenomeno che distorce ed a volte impedisce il corretto sviluppo economico della nostra terra”.

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