“Ho 27 anni, la mia lotta è cominciata circa 14 mesi fa, quando improvvisamente a causa di un problema alla colonna vertebrale la mia vita è cambiata”.

Carlo Bellavia è nato a Trecastagni, centro poco distante da Catania. Da un paio di anni abita a Gravina, alle porte del capoluogo etneo, dove ha scoperto la durissima battaglia che il destino gli aveva riservato.

“Era il 24 aprile dello scorso anno quando mi sono seduto su una sedia a rotelle e ho smesso definitivamente di camminare. Dopo un lungo periodo di degenza in ospedale sono tornato a casa e, insieme con Genny la mia compagna, ho iniziato a cercare una casa adatta alle mie esigenze, visto che quella dove abitiamo ha le scale e l’ascensore non è adatto a chi si muove sulla carrozzina”.

Una battaglia in cui la malattia ha alleati viscidi, spietati: il pregiudizio, l’indifferenza, l’ignoranza.

“Per ben 8 mesi ho girato l’hinterland catanese in lungo e in largo alla ricerca di una casa, ma dopo poco ci siamo resi conto che nessuno voleva affittarci una casa, e lo facevano dal momento in cui mi presentavo agli appuntamenti in carrozzina. Inventavano scuse del tipo: Abbiamo deciso di non affittare più, oppure, Mio padre aveva già parlato con un altro cliente e la vuole affittare a lui, o ancora, I requisiti non sono sufficienti, fino a quando abbiano incontrato una persona che con sincerità ci ha detto: Non vi affitto la mia casa per paura, la stessa paura che hanno avuto tutti gli altri…”

Paura? Proprio così, a Carlo è stato detto che la gente ha paura di affittare una casa a chi è alle prese con una disabilità…

“Purtroppo moltissima gente è convinta che in caso di morosità non possano fare lo sfratto. In realtà non esiste una legge in Italia che tuteli un disabile dallo sfratto. Sono pochi i casi in cui venga concessa una proroga per la permanenza, cioè quando si tratta di malati terminali e di malati psichiatrici che potrebbero rischiare il peggioramento della malattia o la morte se venissero allontanati immediatamente dell’immobile. Il problema di morosità nel nostro caso non è un problema e non soltanto perché non rientro nei casi tutelati dalla legge: ogni mese paghiamo regolarmente un affitto di ben 500 euro, non abbiamo mai saltato una rata e non abbiamo mai avuto problemi. Pago una cifra importante per una casa che non posso neanche godermi visto il modo in cui sono costretto a raggiungere il mio appartamento”.

Carlo è forte. Lo è anche per lei, per Beatrice, la piccolina che lui e Genny non vedono l’ora di avere fra le braccia, di donarle quell’amore infinito che già li anima. E’ forte nonostante la malattia che lo ha colpito improvvisamente, nonostante gli ostacoli che politica e società colpevoli impongono, nonostante le difficoltà che sta avendo anche nel lavoro, lui che è un artista, che ha la musica nel sangue ed energia.

Anche se lo sconforto è sempre in agguato.

“In ottobre diventerò papà ed il semplice fatto di non poter uscire da solo da casa con mia figlia mi fa stare male: e se dovesse avere un problema o un esigenza particolare come farei? Un disabile deve avere rispettato il diritto di potere vivere la propria vita nel modo più dignitoso possibile. La mia vita non lo è in questo momento… Esco la mattina presto di casa, sono costretto a pranzare e cenare fuori pur di non fare sali e scendi più volte durante il giorno. Nei giorni no, quando non ho la forza di salire a casa rimango a dormire in macchina”.

Carlo lancia un appello, augurandosi che non cada nel vuoto: “Tra qualche mese dovrò affrontare anche un intervento alle braccia, quindi non potrò più salire le scale in nessun modo, di conseguenza sarò costretto a rimanere prigioniero della mia stessa casa. Vi prego aiutatemi a trovare una casa adatta a me”.

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