Chi conosce Sinisa Mihajlovic, conosce anche il suo carattere combattivo, guerriero e indomito. Ha sempre mostrato di essere autentico così, Sinisa, da calciatore prima con la sua numero 11 e da allenatore poi, con la sua sciarpa rossazzurra che a Catania, per scaramanzia, indossava anche con alte temperature. La stessa che, forse non a caso, gli ha permesso di salvare un Catania che già a dicembre, della stagione 2009/2010, sembrava essere condannato alla retrocessione in Serie B.

Ci viene difficile credere che Sinisa mollerà proprio adesso. Ora che la vita gli ha posto davanti la partita più dura da giocare e per cui dover lottare.

Venerdì avrebbe dovuto presentarsi al ritiro estivo di Castelrotto per il primo allenamento stagionale del suo nuovo Bologna. Sinisa, invece, colpito da quella che all’inizio sembrava una semplice influenza, non si è mai presentato. Strano, troppo strano per uno preciso, scrupoloso e devoto alla sua professione come lui.

Solo da poche ore si è appreso che esami clinici hanno diagnosticato all’allenatore serbo l’urgente necessità di una terapia d’urto che lo costringerà, verosimilmente, a lasciare la panchina dei felsinei e che quindi lo terrà lontano dai campi di Serie A.

Una notizia che ha subito destato grande preoccupazione tra i tanti tifosi, colleghi, ex compagni, ex calciatori allenati che si sono uniti intorno al guerriero a prescindere dai colori di appartenenza. Forza Sinisa, tutto il mondo calcistico è con te.

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