“Organizzavano spedizioni punitive simili a sceneggiature televisive. Vedere certe immagini è stato forte anche per noi. Avevamo la sensazione di essere davanti ad un set televisivo. In un’occasione prendono la testa di un soggetto e gliela sbattono al muro, in un’altra imbracciano il fucile e sparano dall’auto. Quando alcuni imprenditori hanno trovato il coraggio di denunciare, accompagnati dal presidente dell’antiracket di Gela, abbiamo registrato gli incontri tra la vittima e i fratelli Di Giacomo. ‘Ti scanno’, ‘Ti levo dal mondo’, queste le frasi che i fratelli usavano dire”. Sono alcuni dei particolari dell’indagine svelati dal capo della Squadra Mobile di Caltanissetta, Marzia Giustolisi, nel corso della conferenza stampa sull’operazione Stella Cadente che ha sgominato questa mattina a Gela un clan della Stidda e che, sul territorio nazionale, ha prodotto 70 arresti e 200 indagati.

A Gela in carcere sono finiti capi, gregari e semplici affiliati della cosca dei Di Giacomo. Secondo gli investigatori, negli ultimi anni il clan avrebbe preso con la violenza e le estorsioni il controllo su buona parte del territorio, gestendo il traffico di droga, infiltrando l’economia legale con imprese di comodo e imponendo i prodotti delle proprie aziende ai commercianti. L’operazione Stella Cadente ha permesso di scoprire diverse spedizioni punitive compiute dagli stiddari e consentito di ricostruire decine di estorsioni nei confronti di quei commercianti e quegli imprenditori che non volevano sottomettersi al volere del clan e che hanno trovato il coraggio di denunciare.

“Tra l’inchiesta della Procura di Brescia e quella della Procura di Caltanissetta sono emerse due organizzazioni criminali di stampo mafioso separate – ha spiegato il procuratore di Brescia Carlo Nocerino – Una separazione emersa dalle nostre indagini. L’organizzazione bresciana ha fortemente respinto ad un tentativo di abbordaggio della Stidda gelese. Un tentativo di bloccare la cellula bresciana che ha però resistito manifestando l’intenzione di mantenere la propria l’autonomia”.

“L’operazione ha per oggetto il rientro a Gela di alcuni soggetti apicali della Stidda. Fortissima la loro capacità di penetrazione nel tessuto sociale ma anche economico. Un’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsioni e tentate estorsioni. Ma anche una serie di intestazioni fittizie dei beni e attività di riciclaggio – ha detto il procuratore di Caltanissetta Amedeo Bertone – agli stiddari  si rivolgevano anche degli imprenditori per risolvere i loro problemi. La Stidda operava come uno Stato nello Stato”.

Nell’ambito dell’operazione antimafia il Gip di Caltanissetta ha disposto il sequestro preventivo di alcune aziende, il cui valore è ancora in fase di accertamento. Sono stati sequestrati l’intero capitale sociale e compendio aziendale della Cartaplastic srls, con sede legale a Gela, operante nell’ambito del commercio di saponi e detersivi e ingrosso di altri prodotti nel settore alimentare, con intestazione a Laura Cosca quale titolare delle quote; l’intero capitale sociale e del compendio aziendale della Sweet Plastic srls, con sede legale a Gela, operante nell’ambito del commercio di saponi e detersivi e ingrosso di altri prodotti nel settore non alimentare, intesta sempre a Cosca; l’intero capitale sociale e compendio aziendale della Malibu’ Indoor srls, con sede in Gela, che si occupa d’intrattenimento all’interno della discoteca Malibù di Gela, con intestazione di parte delle quote a Giuseppe D’Antoni.

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