Faceva da tramite tra capimafia, alcuni dei quali al 41 bis, e i clan, portando all’esterno messaggi e ordini. Fermate 5 persone accusate a vario titolo di associazione mafiosa e favoreggiamento. In carcere, tra gli altri, sono finiti il capomafia di Sciacca Accursio Dimino e Antonello Nicosia, membro del Comitato nazionale dei Radicali italiani per anni impegnato in battaglie per i diritti dei detenuti. Insieme a una parlamentare di Leu di cui si sarebbe detto collaboratore ha incontrato diversi boss detenuti. La parlamentare, grazie al quale Nicosia è entrato in istituti di pena di alta sicurezza come Tolmezzo, è Giuseppina Occhionero, 41 anni, molisana.

La Occhionero, avvocato, è stata eletta alle ultime elezioni politiche nelle liste di Leu ed è recentemente passata a Italia Viva, il partito di Renzi. La deputata non è al momento indagata, ma sarà sentita dai pm di Palermo come testimone.

Sostenendo di essere collaboratore della donna  Nicosia poteva avere incontri con padrini mafiosi.

Nelle conversazioni intercettate, l’esponente Radicale sottolineava il vantaggio di entrare negli istituti di pena insieme alla deputata in quanto questo genere di visite non erano soggette a permessi.

Nicosia, secondo i magistrati, non si sarebbe limitato a fare da tramite tra i detenuti e le cosche, ma avrebbe gestito business in società col boss di Sciacca Dimino, con cui si incontrava abitualmente, fatto affari coi clan americani e riciclato denaro sporco. Da alcune intercettazioni emergerebbero anche progetti di omicidi.

Intercettato per mesi dal Ros e dal Gico della Finanza, parlando al telefono, dava giudizi sprezzanti sul giudice ucciso dalla mafia a Capaci nel 1992 la cui morte viene definita “incidente sul lavoro” e che “da quando era andato al ministero della Giustizia più che il magistrato faceva il politico”. Parole pesanti finite nel decreto di fermo firmato dai pm della Dda di Palermo.

 

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