Botta e risposta. Il Catania l’ha definita ‘politica’ e anche un po ruffiana, il riferimento è alla nota del sindaco etneo Salvo Pogliese arrivata nella serata di ieri, dedicata alla questione Catania. Una questione, è proprio il caso di dirlo, tale da destare una così alta attenzione delle istituzioni catanesi, già alla prese con problemi ben più gravi.

“Il clima surreale nel Massimino deserto in cui si è svolta la gara con la Casertana, è una penalizzazione inaccettabile per la passione delle migliaia di tifosi che si sono visti sottrarre la possibilità di sostenere la maglia rossazzurra”.

Queste le parole con cui Pogliese apre la nota in cui chiede alla società rossazzurra di fare “chiarezza, con lealtà e linearità, sulle prospettive di un patrimonio che, secondo il sindaco, appartiene in primis alla città”. Una città che, continua la nota, “non può rassegnarsi al declino e alla rassegnazione”.

Ricordando doverosamente che stiamo parlando di calcio e di sport e che Catania, causa dissesto, ha problemi economici e occupazionali di gran lunga superiori a questo, va menzionato anche l’invito del primo cittadino ad un confronto che, si legge, possa segnare un nuovo corso chiaro, limpido e trasparente da comunicare alla Città, alla tifoseria e gli abbonati. Così il sindaco a cui, poco più tardi, ha risposto il Catania per accettare l’invito ad un incontro, ma anche per puntualizzare alcune cose.

La società rossazzurra sottolinea come, “nonostante le difficoltà , non si è mai registrato alcun sit-in dei dipendenti al Comune e ad oggi, nonostante il clima di disfattismo generale che ad arte è stato creato, nessun dipendente abbia lamentato retribuzioni non corrisposte”. Detto questo il Catania, nella nota, ricorda al primo cittadino tutte le spese corrisposte per l’utilizzo e la manutenzione del Massimino, “circa 930 mila euro in 3 anni”.

Sulla questione dell porte chiuse, poi, dal Catania si sottolinea come, nonostante lo sforzo profuso, il sindaco non si sia voluto “assumere la responsabilità dell’apertura, possibile bypassando le restrizioni e prestando opportune garanzie”.

Infine viene ribadito il concetto che “il Catania non sia un’azienda fallita o in procinto di fallimento”. Questi i fatti e le parole: per il bene dello sport e del calcio a Catania, un incontro chiarificatore è più che auspicabile, anche per abbassare i toni della discussione e ricucire una frattura che, al momento, appare importante.

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