“E sembra un sabato qualunque un sabato italiano. Il peggio sembra essere passato”. Cantava Sergio Caputo qualche anno fa. Se al termine italiano sostituiamo catanese, allora potremmo prendere questa canzone degli anni ’80 come inno di alcuni, e sottolineo alcuni, catanesi durante l’emergenza Coronavirus.

Non sono bastati evidentemente gli appelli di amministratori, sportivi, personaggi famosi. Non sono bastate le immagini struggenti provenienti da Bergamo e dalla Lombardia. Non sono bastati i morti, i racconti di parenti che non hanno potuto salutare i familiari per l’ultima volta, di persone che sono andate via da sole senza il conforto di un figlio, di un nipote.

A Catania c’è chi pensa che sia tutto normale. Lo dimostrano le immagini. La foto di copertina è stata scattata in via Armando Diaz. La confusione è quella di un normalissimo sabato. Il video, invece ( e non è il primo ) ritrae il viale Mario Rapisardi dove, evidentemente, anche per via dei numerosi esercizi commerciali alimentari, il traffico è, bene o male, quello che abbiamo imparato a conoscere.

La domanda è lecita: se i negozi sono chiusi e, essendo sabato, anche molti uffici non lavorano, dove va tutta questa gente? A fare la spesa?

E’ probabile se è vero che, dai grandi supermercati, arrivano testimonianze di persone che, dopo più di mezz’ora di fila, fanno una spesa di appena 40 centesimi. E’ evidente che qualcosa sfugge e che i controlli andrebbero aumentati.

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