Il Distretto Meccatronica della Sicilia ha consegnato stamani alla Regione siciliana gli studi di fattibilità dei progetti per le produzioni di dispositivi per i presidi sanitari, che si potrebbero realizzare nello stabilimento ex Fiat a Termini Imerese, dotato di stampanti 3D e ad alta tecnologia ma fermi da oltre un anno.

Il presidente Antonello Mineo ha illustrato i progetti all’assessore regionale alle Attività produttive, Mimmo Turano.

Attorno al dossier su cui sta lavorando il Distretto, nell’ottica di un rilancio della fabbrica, ci sono alcune delle 120 aziende di Meccatronica, che in Sicilia sviluppano un fatturato di 300 milioni di euro e danno lavoro a 2.500 persone.

L’investimento previsto per potenziare le produzioni della filiera di Meccatronica nell’eventualità di una intesa ammonta al momento a circa 20 milioni di euro. Il Distretto sarebbe in contatto anche con i commissari di Blutec per contenuti e dettaglio dell’operazione industriale.

“Utilizzare lo stabilimento di Termini Imerese per produrre presidi sanitari può diventare una opportunità per l’intero Paese. Per noi è importante che se c’è un progetto concreto la discussione venga fatta al tavolo del ministero per lo Sviluppo economico, con Invitalia, la Regione siciliana e le organizzazioni dei lavoratori”.

Lo dice il segretario della Fiom in Sicilia, Roberto Mastrosimone.

“La discussione sui tavoli istituzionali ci permetterà di capire qual è il progetto e la sua prospettiva e come può dare delle risposte ai 650 lavoratori di Blutec e i 250 dell’indotto – aggiunge – Guardiamo con interesse a questo progetto perché crediamo che dopo l’emergenza Covid-19 lo stabilimento di Termini Imerese può diventare un punto di forza per la produzione di tutto quello che riguarda la sanità. Di fronte a un progetto industriale con una prospettiva di lunga durata noi siamo disponibili al confronto nei tavoli istituzionali”.

Secondo la Fiom, tra l’altro, “considerato che lo stabilimento è libero ed è nella disponibilità del ministero per lo Sviluppo e di Invitalia se c’è il progetto e c’è la volontà politica non ci vorrà molto per rilanciare la fabbrica o parte della fabbrica: anche perché all’intero si possono sommare più attività, la cosa importate è che dopo otto anni si riparta sfruttando pure la vicinanza col porto e dunque sviluppando la logistica”.

Mastrosimone conclude: “Inoltre Invitalia potrebbe anche entrare nel capitale sociale della newco, la legge lo prevede, portando a compimento quello che il premier Conte ripete: utilizziamo le fabbriche italiane per il futuro del nostro Paese”.

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