Emanuele Nastasi fu ucciso per un debito di droga di 80 euro. Dalla sua scomparsa, avvenuta il 4 gennaio 2015, non si sono avute più sue notizie. Il suo telefono cellulare aveva smesso di funzionare a mezzanotte e la sua auto venne ritrovata distrutta dalle fiamme in una zona isolata.

A distanza di cinque anni i carabinieri di Noto hanno dato un nome ai due assassini: Raffaele Forestieri, detto Rabbiele, 42 anni, e il nipote Paolo Forestieri, ucciso a fucilate quando aveva 25 anni, il 28 marzo 2015, in via Maucini, a Portopalo di Capo Passero, per cui è stato condannato in via definitiva, a 12 anni di carcere, Enrico Dimaiuta. Rabbiele Forestieri è accusato di omicidio, occultamento di cadavere e incendio di auto.

L’inchiesta, ormai archiviata, è stata riaperta dal sostituto procuratore Gaetano Bono nel marzo 2019: avevano trovato riscontro le voci di un possibile omicidio. Le ricerche nei pozzi artesiani delle campagne di Pachino per trovare il dna della vittima non avevano dato esito positivo.

Ma in questi mesi i militari hanno raccolto diversi elementi: Nastasi, hanno spiegato gli investigatori, era un tossicodipendente che acquistava eroina dai Forestieri e si sarebbe “ribellato per una dose di scarsa qualità e di quantità inferiore rispetto al prezzo pattuito”. L’aveva contestato ai suoi interlocutori e poi si era recato nuovamente a comprare droga nelle case popolari di via Mascagni, “regno” dei Forestieri.

I carabinieri hanno ricostruito i movimenti di quel 4 gennaio acquisendo gli elementi necessari per inchiodare i due presunti assassini. Durante le perquisizioni al momento dell’arresto, i carabinieri hanno sequestrato una pistola calibro 7,65 con matricola abrasa, 77 proiettili del medesimo calibro, 16 grammi di cocaina e 900 grammi di marijuana, oltre a 1.200 euro in banconote di vario taglio, tutto materiale in un locale nei pressi delle case popolari dove vive Forestiere.

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