Ruggero Razza nella bufera. E non ci riferiamo ai, prevedibili, fisiologici attacchi degli oppositori politici. Anche per una larga fetta dell’opinione pubblica la, recente, maniera di agire dell’assessore regionale per la Salute desta, nella migliore delle ipotesi, perplessità.

Ed i tentativi di difendersi da gaffe e polemiche appaiono confusi, in alcuni casi perfino grotteschi.

Grotteschi, sì, così come quel post pubblicato ieri sulla sua pagina istituzionale, quella che già per sua natura dovrebbe avere forme di espressione all’altezza del ruolo che si ricopre e di chi si rappresenta. Quella foto del gregge di pecore accompagnata dall’espressione “I nemici ra cuntintizza”, “I nemici della felicità”, cioè coloro che si crogiolano nel disfattismo o, peggio, criticano sospinti da interessi deontologicamente e eticamente non corretti, è uno scivolone.

Peggiore di quel che appare a prima vista: cioè, un generico rigurgito di stizza nei confronti di chi lo critica che Razza non è riuscito a trattenere.

Perché il post che vi mostriamo era stato modificato. In quello originale Razza attacca indistintamente la categoria dei giornalisti.

“I nemici ra cuntintizza” si avviano in redazione: quindi, le pecore per l’assessore regionale per la Salute sono i giornalisti. Tutti, senza distinzione, anche se in un post successivo rivela che “Ho appena sentito al telefono il direttore del giornale di sicilia, Marco Romano. Stamane un mio post aveva suscitato un fastidioso equivoco e si era pensato che potessi essermi riferito al Giornale che lui dirige. La mia educazione e cultura politica sono lontane dall’idea che la stampa possa diventare oggetto di scherno di chi ha ruoli istituzionali. Doverosa la critica e nessuno si offende. Ci tenevo a ribadirlo perché la buona regole delle istituzioni impongono, a prescindere dalle appartenenze, che si abbia reciproco rispetto dei ruoli”.

L’assessore ci tiene a fare sapere che il direttore del Giornale di Sicilia gli ha tirato le orecchie, ma che non lo meritava per la sua “educazione e cultura politica sono lontane dall’idea che la stampa possa diventare oggetto di scherno di chi ha ruoli istituzionali”. E il gregge di pecore che si avvia in redazione? Va bene, non era riferito al Giornale di Sicilia, così come si è affrettato a chiarire e rendere pubblico, ma a rappresentati della stampa, dell’informazione, sì, che oggetto di scherno da un rappresentante istituzionale, per di più indiscriminatamente, lo sono stati, eccome. Eccome.

Insomma, Ruggero Razza, sulla sua pagina istituzionale, nel ruolo di assessore regionale per la Salute, prima offende i giornalisti, tutti, dando loro delle pecore; poi, nasconde l’offesa, mantenendo in vita il gregge, non più di giornalisti, ma di generici “nemici della felicità”. Fine di quel che la stilista Marella Ferrera ha sintetizzato con un commento al post “Ruggero, è u cauru?”, “Ruggero, è il caldo?”, chiedendosi, fra l’affettuoso e l’ironico, se il tutto sia stato dovuto ad un colpo di calore estivo: dalla pagina le pecore sono scomparse.

Razza ha eliminato il discutibilissimo post, senza dare alcuna spiegazione; figuriamoci le scuse chieste anche dagli utenti che hanno assistito al goffo valzer aggiornamento dopo aggiornamento e che ha suscitato ulteriori polemiche.

Quelle che l’assessore sta cercando di placare annunciando “Buone notizie dalla Sicilia: siamo a un passo dall’essere Covid free”, con tanto di video.

Ma il capogruppo dei Dem all’Assemblea regionale, Giuseppe Lupo, annuncia che “Il Pd all’Ars chiede di istituire una commissione parlamentare di indagine sulla gestione dell’emergenza Covid-19 in Sicilia e sui dati relativi al numero dei soggetti positivi”.

“Al silenzio del presidente Musumeci seguono le prime giustificazioni dell’assessore alla Salute Ruggero Razza – aggiunge – e sono davvero deboli e insufficienti a chiarire i diversi aspetti della vicenda, anzi sembra quasi che la pezza sia peggiore del buco. Oltretutto lo stesso assessore ammette di essere stato a conoscenza dell’errore da alcune settimane. Qui c’è in ballo la salute dei cittadini, finanziamenti pubblici, organizzazione della rete sanitaria, effetti sociali ed economici, stiamo parlando di una vicenda dai risvolti delicatissimi: il Parlamento siciliano deve essere messo nelle condizioni di capire cosa è accaduto e il presidente Musumeci venga in aula e si assuma le sue responsabilità”.

“Oltretutto – conclude Lupo – con il passare delle ore e il rimbalzare della notizia dei ‘dati sbagliati’, si sta creando un pericoloso effetto nell’opinione pubblica, che da adesso in poi può essere portata a sottovalutare il rischio di contagio pensando che i dati della Regione sono stati, e potranno essere ancora, inattendibili”.

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