Nulla. Non sappiamo alcunché di quel che potrebbe essere capace l’essere umano, di quanto siano infinite le sue potenzialità. Basta un fatto di cronaca, il più duro, il più triste, quello che non vorremmo mai pubblicare, quello che non vorremmo mai leggere, apprendere.

A Palermo la vita di una coppia felice si stravolge in un istante.

Il loro piccolino di appena 10 mesi è sul letto. Succede quel che potrebbe succedere milioni di volte, perché da quando siamo apparsi su questo Pianeta, succede: un movimento improvviso, una disattenzione, o un sogno felice, che inonda la mente del piccino e lo scuote nel sonno. Un imprevisto di una frazione di secondo che raramente origina un dramma o una tragedia.

Questa volta le conseguenze sono state agghiaccianti. Il piccolino cade dal letto e l’impatto col pavimento gli provoca un vasto ematoma subdurale al cranio. Un trauma fatale, che non lascia scampo: i medici dell’ospedale Villa Sofia, dopo un disperato intervento nel reparto di Neurochirurgia, sono costretti a comunicare ai genitori la morte cerebrale del loro figlioletto.

E qui scorgiamo l’infinito. Nell’infinito dolore, l’infinita forza.

I genitori, dopo che con l’apporto delle psicologhe del Centro regionale Trapianti viene chiesto il dono degli organi del loro bambino per ridare speranza ad altri piccini ed a chi soffre con loro, acconsentono, mentre ti senti inghiottire da una voragine che non immagini quanto profonda potrà essere, all’espianto.

Il loro bambino non c’è più e loro, mamma, papà, riescono a trovare la forza di dire “Sì”, di firmare quei documenti che la stramaledetta burocrazia ti impone anche quando vorresti svanire per sempre e che ti certificano la condanna all’assenza perenne di quell’esserino unico, inimitabile, insostituibile che fino a poco ore prima abbracciavi, baciaci, osservavi, respiravi.

Quanta, quanta forza ci vuole? Di cosa siamo capaci e non ce ne rendiamo conto?

E quanta energia positiva, quanto Bene potrebbe generare quella Forza?

Quanto Amore è possibile?

Perché è Amore dare la possibilità, adesso, a due bambini di vedere la luce del tunnel. Il cuoricino batterà nel petto di bimbo romano di 11 mesi ed il fegato sarà donato ad un coetaneo di Torino.

Dal dolore più atroce la rinascita più rilucente.

 

 

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