Anche la Procura di Pisa chiede il processo per la morte di Emanuele Scieri, il 26enne parà siracusano trovato morto nella caserma Gamerra di Pisa il 16 agosto 1999, per l’accusa vittima di un atto di nonnismo.

Al pari di quanto già sollecitato dalla magistratura militare, la richiesta di rinvio a giudizio riguarda tre ex caporali della Folgore direttamente chiamati in causa per la morte del paracadutista.

Ma la procura pisana ha anche coinvolto nelle indagini, e nella richiesta del processo, due ex ufficiali, l’allora comandante della Folgore Enrico Celentano e l’ex aiutante maggiore della Gamerra Salvatore Ramondia, entrambi accusati di favoreggiamento: si sarebbero attivati per depistare e insabbiare le indagini.

L’udienza preliminare davanti al gup della città toscana è fissata per il prossimo 9 novembre.

Omicidio volontario in concorso, aggravato da motivi futili e abietti, l’imputazione contestata ad Alessandro Panella, Luigi Zabara e Andrea Antico, i tre ex sottufficiali che la magistratura militare ha a sua volta accusato di violenza a inferiore mediante omicidio pluriaggravato in concorso: l’udienza preliminare davanti al gup militare si è già aperta lo scorso 17 luglio, venendo aggiornata al 18 settembre, tra l’altro il ministero della Difesa presente in un doppio ruolo, di parte civile e responsabile civile.

Sono state le conclusioni della commissione parlamentare d’inchiesta, presieduta nella precedente legislatura da Sofia Amoddio, a dare un impulso decisivo, nel 2018, alle indagini sulla vicenda di Emanuele a distanza di 19 anni dalla sua morte, individuando i presunti responsabili e facendo emergere circostanze e testimonianze che nell’immediatezza dei fatti furono invece sottovalutate dagli inquirenti.

Secondo la ricostruzione odierna della procura di Pisa, Emanuele la sera del 13 agosto fu vittima di percosse dei tre ex caporali, che lo aggredirono per mettere in atto un violento atto di nonnismo all’interno della caserma, in un’area dismessa in prossimità di una torre di prosciugamento dei paracaduti. Per sfuggire al pestaggio tentò di salire sulla scaletta in ferro all’esterno della torre, ma qui fu raggiunto e colpito ancora perdendo l’equilibrio e precipitando a terra da un’altezza di diversi metri. Il suo corpo fu abbandonato e fu ritrovato solo tre giorni dopo. Gli investigatori avrebbero anche individuato le prove delle attività illecite di copertura messe in pratica nell’immediatezza dei fatti dall’ex aiutante maggiore e dall’allora comandante della Folgore.

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