La famiglia di Viviana Parisi, la dj trovata morta nelle campagne di Caronia insieme al figlioletto Gioele, “respinge con forza l’ipotesi che si sia trattato di un caso di omicidio-suicidio, legato alle condizioni psichiche della donna”. E’ quanto si legge in una nota diffusa dagli avvocati Nicodemo Gentile e Antonio Cozza, che rappresentano il papà e la mamma della donna.

Secondo i legali “gli accertamenti sui poveri resti della mamma e, soprattutto del bambino, rinvenuti dopo giorni dalla scomparsa, non consentono di giungere a risultati apprezzabili in termini di certezza”. “Appare troppo semplice – prosegue la nota – far leva sulle sue asserite condizioni psichiche per sanare i possibili vuoti e giungere alla conclusione, per alcuni versi scontata e da molti ventilata dall’inizio che Viviana Parisi abbia ucciso suo figlio e si sia poi tolta la vita”.

Gli avvocati ricordano che “sono stati gli stessi familiari, con assoluta trasparenza, a riferire agli inquirenti delle difficoltà emotive vissute dalla stessa nell’ultimo periodo- La donna, è vero – osservano i legali -, viveva un momento di serio affaticamento, di inquietudine in concomitanza con i provvedimenti restrittivi tesi a limitare la diffusione della infezione da Covid 19, che hanno inciso profondamente sulla psiche di molti. Ma in nessun modo può asserirsi che lei fosse affetta da una insidiosa patologia psichiatrica. La prova di tanto è data proprio dai certificati medici”.

Gli avvocati ricostruiscono poi nei dettagli, proprio attraverso questa documentazione, gli accessi al pronto soccorso della donna e i risultati delle visite per confutare “la tesi del tutto indimostrata ed indimostrabile dell’omicidio-suicidio”.

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