E’ in corso nella provincia etnea una vasta operazione antimafia della polizia di Catania, con l’impiego di centinaia di poliziotti, che sta eseguendo un’ordinanza per 35 indagati disarticolando la cosca Santangelo-Taccuni di Adrano, espressione territoriale della ‘famiglia’ Santapaola-Ercolano.

Il clan aveva fatto affiggere per le vie di Adrano un necrologio con l’annuncio della morte di un neo-collaboratore di giustizia con la scritta ‘Valerio Rosano, di anni 26’ e il luogo e l’orario dei presunti funerali. Uno degli esponenti del clan intervistato dalla trasmissione ‘Striscia la notizia’, aveva definito il pentito “un morto che cammina”. L’inchiesta, denominata ‘Adrano Libera’, è coordinata dalla Dda della Procura di Catania.

Arrestate 15 persone, notificato il provvedimento cautelare in carcere a 12 indagati già detenuti e posti altri quattro ai domiciliari. Il Gip ha disposto anche l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per tre persone. Uno dei destinatari della custodia cautelare in carcere è attualmente detenuto all’estero e per lui sono stati già attivati i canali Interpol per la notifica del provvedimento.

Tutti sono indagati, a vario titolo, per associazione mafiosa e traffico di cocaina, eroina e marijuana con l’aggravante di essere un’associazione armata e di avere agevolato il clan Santangelo-Taccuni.

Contestati anche retai contro il patrimonio e il furto di un Atm. Il Gip, accogliendo la richiesta della Dda di Catania basata su indagini commissariato di Adrano e della squadra mobile etnea, ha riconosciuto la leadership del gruppo a Gianni Santangelo, già detenuto per altra causa, contestandogli di essere il promotore, organizzatore e direttore dell’associazione finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti.

L’inchiesta si basa anche su riscontri forniti delle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia tra le quali quelle di Valerio Rosano. La notizia del suo ‘pentimento’ ebbe forti ripercussioni nella sua famiglia, visto che il padre Vincenzo era un esponente di vertice del clan. La reazione della cosca fu pubblicamente manifestata con l’affissione di locandine funerarie nel centro storico di Adrano che annunciavano la morte di Valerio Rosano e fissavano le sue esequie in una chiesa inesistente, il cui indirizzo era quello del commissariato di Adrano.

Dell’episodio si occupò anche la trasmissione ‘Striscia la notizia’, alla cui inviata l’indagato Toni Ugo Scarvaglieri, tra gli arrestati, espresse forte repulsione per la scelta del collaboratore, arrivando a definirlo “un morto che cammina”. Dalle indagini è emerso anche un vasto traffico sostanze stupefacenti provenienti dalla Lombardia e sono stati eseguiti importanti sequestri di droga. Il clan, che gestiva tre piazze di spaccio’ ad Adrano, si approvvigionava nel messinese, in Calabria e in Campania.

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