Un’organizzazione criminale ben organizzata, con una centrale dello spaccio aperta 24 ore su 24, capace di generare un giro di affari da 25 mila euro al giorno, con profitti da 10 mila euro al giorno.

E’ quella sgominata da carabinieri di Siracusa, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 29 persone: 22 in carcere e sei agli arresti domiciliari e un obbligo di dimora, mentre due uomini risultano ancora ricercati. L’operazione denominata Algeri, ha visto impiegati oltre 150 carabinieri, ha sgominato un gruppo criminale che spacciava nella zona nord di Siracusa, nelle palazzine a ridosso della via che ha dato nome all’inchiesta.

Sono accusati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, aggravata dall’uso delle armi, dall’impiego di minori di anni 18 e dal fatto che lo spaccio avveniva vicino a un istituto scolastico della zona, nonché detenzione e porto abusivo di armi da sparo anche clandestine. A carico di un diciassettenne è stata eseguita una misura di custodia cautelare in Istituto penale emessa dal gip del Tribunale per i minorenni di Catania.

Il gruppo criminale aveva costituito una piazza di spaccio delimitata anche da cancelli abusivamente collocati e protetta da vedette. I 17 fiancheggiatori sono risultati indebiti percettori del reddito di cittadinanza.

Le indagini, avviate a novembre 2018 e fino a luglio 2019, hanno permesso di accertare l’esistenza di un sistema composto da tre nuclei familiari, che gestivano un traffico di cocaina, hashish, marijuana, crack e metanfetamine. Genova, latitante da mesi, è stato arrestato oggi a Malta su mandato di cattura europeo. Lo spaccio avveniva all’interno dei portoni e negli androni interni alle scale delle case popolari, con gli accessi protetti da cancelli costruiti abusivamente.

Gli altri residenti nelle palazzine, estranei alle attività illecite, non erano in possesso delle chiavi dei cancelli abusivi ed erano costretti, per entrare ed uscire, a chiedere il “permesso” alle sentinelle armate.

Le vedette sui tetti dei palazzi, munite di radiotrasmittenti, e le videocamere collocate in punti strategici avvisavano dell’arrivo delle forze dell’ordine

Il gruppo, inoltre, disponeva poi un magazzino nelle abitazioni dei magazzinieri incaricati dove venivano nascoste le forniture di stupefacente, ovvero le quantità in eccesso che transitavano dall’ufficio per essere trattate e contabilizzate. Le donne rivestivano compiti operativi precisi: gestivano gli approvvigionamenti di droga e si occupavano del confezionamento fino alla consegna della sostanza ai pusher.

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