“Prendiamo atto, con il dovuto rispetto, della decisione del giudice dell’udienza preliminare.
Avremo modo, presto, di dimostrare l’ASSOLUTA CORRETTEZZA del comportamento mio e della Giunta davanti al Tribunale.
Abbiamo EREDITATO nel 2013 una città in ginocchio, assai diversa da quella lasciata nel 2000; già in #predissesto, dichiarato dalla #GiuntaStancanelli; con molta polvere (debiti fuori bilancio) nascosta sotto il tappeto.
Ci siamo adoperati (anche contro il nostro interesse personale) per EVITARE ai catanesi i danni del #dissesto.
La stessa Corte dei Conti (Sezione Controllo) ha riconosciuto che negli anni della mia ultima sindacatura sono stati ottenuti importanti risultati in termini di RIDUZIONE della #spesa.
Abbiamo la serenità di esserci adoperati, nei limiti delle responsabilità che competono al livello politico-amministrativo, per il bene della città.
E lo dimostreremo pienamente a settembre nel corso del dibattimento.
#enzobianco #catania”.
I dettagli sono importanti. Parlano più del testo. Enzo Bianco reagisce così alla decisione del Gup Pietrò Currò, che ha rinviato a giudizio l’ex sindaco di Catania, la sua Giunta in carica tra il 2013 e il 2018, oltre al collegio dei revisori di conti di allora, nell’ambito del procedimento per il buco di bilancio del Comune del capoluogo etneo, in dissesto finanziario.
Nel post pubblicato sulla sua pagina Fb dopo la diffusione della notizia, reagisce con un post in cui appare con uno sei suoi sorrisi migliori, seduto alla scrivania che ha tanto amato, quella di primo cittadino del capoluogo etneo. Una foto che lo ritrae quando era lui il responsabile dell’amministrazione cittadina. Una foto che lo ritrae sorridente nel suo di massimo responsabile.
Ma non basta. Fate caso agli hashtag utilizzati nel testo. Evidenziano la parola che lo accusa (dissesto) e il suo nome. Come a dire: non temo quel che mi si attribuisce e non mi nascondo.
Sono complessivamente 29 le persone che il prossimo 16 settembre dovranno comparire davanti alla prima sezione del Tribunale monocratico per la prima udienza del processo in cui si sono costituiti come parti civili il Comune di Catania, la Cgil e l’Ugl. Sono pesanti, le accuse della Procura scaturite dalle indagini coordinate dal procuratore Carmelo Zuccaro, dall’aggiunto Agata Santonocito e dai sostituti Fabio Regolo e Fabio Saponara: falso ideologico per avere, tra l’altro, “falsamente attestato la veridicità delle previsioni di entrata” anche se “consapevoli della loro sovrastima” e per avere “dolosamente omesso l’iscrizione nell’atto contabile di somme sufficienti a finanziare gli ingenti debiti fuori bilancio”.
Atti dell’inchiesta sono stati trasmessi anche alla Corte dei conti della Sicilia che ha condannato Enzo Bianco al risarcimento del Comune per 48 mila euro e disposto l’interdittiva legale per 10 anni, contro cui è stato presentato ricorso. Con l’ex sindaco sono stati condannati la sua giunta in carica tra il 2013 e il 2018 e l’allora collegio dei revisori di conti “per avere contribuito al verificarsi del dissesto finanziario” dell’Ente. Gli assessori hanno avuto condanne da 51 mila fino a 14 mila euro. Per i revisori dei conti l’interdittiva stata disposta per cinque anni. E’ pendente il ricorso per tutte le posizioni.

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