“Ma che Stato è questo Stato che celebra con il presidente della Repubblica a Palermo il 23 maggio e, otto giorni dopo, manda a casa uno che fa saltare un’autostrada o fa sciogliere nell’acido un bambino per vendetta contro un pentito? È un regalo a Falcone? Il regalo di maggio?”.

Così Rosaria Schifani, vedova di uno dei tre agenti morti nella strage di Capaci, commentando la scarcerazione di Giovanni Brusca. Per Rosaria Schifani “così si dimentica tutto quello che noi abbiamo passato, si affievolisce il ricordo dei drammi vissuti, il dolore diventa solo un fatto privato, non la leva per alimentare la crescita di un impegno civile”.

E all’osservazione “Dicono che in qualche modo Brusca ha collaborato con alcuni magistrati”, la vedova Schifani risponde: “E se lo tengano stretto da qualche parte, ma non lo restituiscano alla comunità civile, come sto ripetendo a mia figlia Erika, 21 anni, nata dopo che a fatica ho tentato di ricostruire la mia vita. Studia Giurisprudenza, mi guarda inorridita e non so che cosa dirle, come spiegarglielo”.

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