Ho registrato di nascosto il datore sul posto di lavoro: rischio il licenziamento?

Il posto di lavoro può trasformarsi in un ambiente da incubo a causa dei colleghi o del datore di lavoro. Registrarli può servire per denunciarli ma è legale?

L’ambiente di lavoro dovrebbe essere un luogo sereno, in cui c’è collaborazione tra colleghi, rispetto e aiuto reciproco. In molti casi questa è una visione utopistica perché la realtà è fatta di sgambetti, dispetti, malvagità, molestie. Comportamenti inammissibili per Legge ma se non si riesce a provare che accadono realmente è un guaio.

Donna con scatola in mano
Ho registrato di nascosto il datore sul posto di lavoro: rischio il posto? (Futurapress.it)

Si definisce mobbing l’insieme di comportamenti aggressivi e persecutori che vengono attuati sul posto di lavoro per colpire o emarginare una vittima. Manca una vera e propria norma che tuteli i lavoratori ma la Giurisprudenza è ricca di sentenze riguardanti proprio comportamenti vessatori protratti nel tempo verso una persona dell’ufficio o dell’unità produttiva.

Atti commessi dal datore di lavoro intimando al silenzio il malcapitato parlando di licenziamento o altre ripercussioni oppure da capi o colleghi. Pettegolezzi, insulti, apprezzamenti pesanti, demansionamenti, il mobbing avviene in vari modi. Come far rispettare il diritto di tutela del lavoratore? Come provare i comportamenti vessatori? I lavoratori vittime di ingiustizie potrebbero pensare di registrare una conversazione di nascosto ma sarebbe lecito?

Quando registrare una conversazione porta al licenziamento

Una registrazione fatta di nascosto può portare al licenziamento se non segue determinate regole. Non bisogna superare il limite della tutela legittima altrimenti saranno guai. La Cassazione ha analizzato il caso di un dipendente che ha registrato una conversazione di due ore tra il direttore del personale e una collega. L’azienda una volta scoperta la registrazione lo ha sospeso per violazione della fiducia aziendale.

Cacciare dalla scrivania
Quando registrare una conversazione porta al licenziamento (Futurapress.it)

Tribunale e Corte d’Appello hanno dato ragione all’azienda perché la registrazione è stata portata in giudizio solo due anni dopo i fatti, in un procedimento totalmente differente e senza finalità difensiva immediata al momento della registrazione. La Cassazione ha confermato questa linea, non si possono registrare colleghi e datore di lavoro se manca una giustificazione concreta e tempestiva. “Potrebbe tornarmi utile in un futuro” non è una motivazione giustificabile dalla Legge.

La Cassazione ha aggiunto che non bisogna considerare la registrazione sempre illegale. Può essere fatta per tutelare diritti specifici. L’articolo 2712 del Codice Civile stabilisce che le registrazioni sono riproduzioni meccaniche con piena efficacia probatoria a condizione che non vengano contestate (con prove) dalla controparte. Se viene riconosciuta l’autenticità della registrazione, dunque, potrà essere portata in Tribunale.

In caso di contestazione, invece, sarà il Giudice a valutare le prove. In ogni caso serve tempestività. La registrazione non può rimanere anni nel cassetto. Va usata subito dopo un atto vessatorio o discriminativo, mobbing, minacce e via dicendo. Infine, la registrazione dovrà avere finalità di tutela specifica, dovrà essere pertinente e proporzionata alla situazione e il materiale dovrà essere usato solo per finalità difensive per il periodo necessario.

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