Ti è toccato fare ore in più al lavoro e non sono segnate da nessuna parte? Niente panico, ora te le devono pagare comunque.
Quando si parla di straordinari si entra in un modo che sembra tutto fuorché chiaro in molte realtà aziendali. Se quasi tutti si sentono in obbligo di stare qualche minuto in più per sistemare o finire una mansione il discorso cambia quando si parla di ore intere. I motivi che spingono a chiedere ai dipendenti di farli possono essere svariati, dalla carenza di personale a un’urgenza imprevista.
Chi ha necessità di risparmiare spesso accetta di svolgere ore di lavoro in più contando sul fatto che siano conteggiate nello stipendio. Purtroppo però non mancano datori di lavoro e responsabili che pur chiedendo lavoro in più ai dipendenti restano vaghi a riguardo. Per non parlare di quando gli straordinari vengono intesi come un semplice “favore”.
Se no si ha alcune prova scritta o registrata delle ore extra a prima vista sembrerebbe esserci poco da fare per i dipendenti. Grazie a una nuova ordinanza della Corte di Cassazione c’è stato un grosso cambiamento a livello dei requisiti per chiedere la giusta retribuzione. Basta capire come muoversi e gli straordinari non pagati saranno solo un brutto ricordo.
Il documento citato è l’ordinanza 21015 del 24 luglio 2025, derivata da un ricorso presentato da un’infermiera. Dopo mesi di lavoro con ore e ore di straordinari motivate dalla carenza di personale le era infatti stato negato il loro conteggio in busta paga. La motivazione data era la mancanza di un’autorizzazione formale per le ore di lavoro in più sostenute dalla donna.
Ora però grazie all’ordinanza vale anche solo il consenso implicito del datore di lavoro. Questo si configura nella situazione in cui è a conoscenza della situazione e non si compie alcuna azione per impedirla. Vale anche nel caso in cui a un dipendente venga assegnato un carico di lavoro che richieda più ore di quelle che il suo contratto prevede.
Se ci si rende conto che le mansioni richiedono più tempo del previsto si ha quindi diritto al pagamento del tempo dedicato oltre la fine dell’orario. L’unico caso in cui la retribuzione può essere negata è qualora il datore di lavoro riesca a dimostrare di non essere a conoscenza della situazione.
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