Mi chiamo Marilina Giaquinta, catanese di nascita, di studi, di lavoro, di vita, una laurea in legge, l’altra non importa, sposata, tre figli, due cani raccolti dalla strada, cinefila fino alla dipendenza, librovora (come la protagonista de “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Kundera, porto sempre un libro in borsa), fino a qualche mese fa, poliziotto, di quelli che riempiono i gialli di oggi, con un grado strano che nessuno ha mai capito, nemmeno noi che lo portavamo. Tanto nei gialli televisivi e in quelli che tanto si usano adesso ci chiamano sempre “Commissari”. Cinque anni fa ho pubblicato il mio primo libro, una raccolta di poesie dal titolo “Il passo svelto dell’amore”. Il mio ultimo è ancora una raccolta di poesie dal titolo “Addimora”. Qualcuno ha detto che scrivere è un atto di coraggio. Non è vero: scrivere è proprio un bisogno, del genere o scrivi o muori. È pubblicare un atto di coraggio: ti consegni a chi ti legge, al suo giudizio, ti sveli senza condizioni. La scrittura ti rivela tutta e non hai scampo. La poesia di più. Perché scrivere poesia? Un genere che non fa vendere e che pochissimi sono disposti a pubblicare? E perché un blog di poesia? Proprio per dimostrare il contrario. La poesia è rivoluzionaria: non sopporta regole, sintassi, trama, struttura, confine, è suono significante, è sguardo aperto, è il coraggio della vita. È il grido del mondo. E, proprio per questo, necessaria.
Il Grido del Mondo
Marilina Giaquinta
Catanese di nascita, di studi, di lavoro, di vita, una laurea in legge, l’altra non importa, sposata, tre figli, due cani raccolti dalla strada, cinefila fino alla dipendenza, librovora (come la protagonista de “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Kundera, porto sempre un libro in borsa), fino a qualche mese fa, poliziotto, di quelli che riempiono i gialli di oggi, con un grado strano che nessuno ha mai capito, nemmeno noi che lo portavamo.