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Lei è Giusy La Loggia. Lui è Vito Massimo Catania. E sono un corpo unico che corre, che non conosce limiti, che supera di slancio le barriere fisiche e mentali.

Di recente sono stati fra i protagonisti della Maratona di Catania. Perchè da due anni non mancano un appuntamento podistico siciliano, da quando Giusy, grazie al titolato atleta professionista di Regalbuto, nell’ennese, che gareggia per la Universitas Palermo, è ai nastri di partenza. Da quando col marito Giuseppe Colombo, responsabile della sezione siciliana della Associazione Italiana per la Lotta alle Sindromi Atassiche, sono testimoni di una malattia sconosciuta, ma che in Italia affligge 5000 persone.

L’Atassia è un disturbo del sistema nervoso caratterizzato dalla perdita progressiva di coordinazione muscolare e motoria: una condizione che, con il passare del tempo, rende difficoltoso eseguire i movimenti più semplici ed elementari; comporta la perdita di coordinazione tra diversi segmenti corporei, in particolare tronco e capo, tronco e arti.

Ecco perchè Giusy, che con la sua bella e solare famiglia vive a Barrafranca, nell’entroterra ennese, è costretta alla sedia a rotelle.

Quella che vola. Grazie a Vito vola. L’atleta si è messo a disposizione fin dal primo istante, sempre presente, sempre disponibile, rinunciando anche alle gare in cui avrebbe potuto puntare alla vittoria ed a conquistare, oltre al gradino più alto sul podio, la posta che viene messa in palio in alcune competizioni per professionisti.

Quella di Vito e Giusy, di Giusy e Vito, di quell’unico corpo, di quell’atleta meraviglioso che diventano unendosi non è una semplice partecipazione, visto che si sono pure tolti la soddisfazione di ottimi piazzamenti, superando agevolmente i cosiddetti normodotati, ricevendo la stima e l’incoraggiamento di chi li incrocia sui percorsi di gara.

E’ la lezione più bella, quella dell’amicizia vera , disinteressata, quella della positività, del non piangersi addosso, del non farsi schiacciare da quel che riserva il destino, da quelle alterazioni del codice genetico che costringono alcuni di noi a percorrere la vita con altri movimenti, con altri gesti, ma con lo stesso cuore, in attesa che la scienza riesca a scovare i rimedi a quel che ancora non si riesce a curare.

Perché, purtroppo, dall’Atassia per ora non si guarisce. Per questo quella di Giusy e Vito è una gara infinita anche per la solidarietà, per invitare a sostenere la ricerca e l’associazione che a livello nazionale supporta chi è colpito dalla sindrome.

 

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