A poco più di 24 ore dai fatti accaduti ieri in via di Sangiuliano a Catania in occasione della festa di Sant’Agata, il prefetto Claudio Sammartino si pronuncia e dispone la scorta per Monsignor Barbaro Scionti, parroco della Cattedrale, e per il capo vara Claudio Consoli.

Un provvedimento che ha un retrogusto amaro, evidente risvolto di una situazione che è sfuggita di mano a molti.

Il dispositivo di sicurezza prevede che Scionti e Consoli, per adesso, camminino scortati per gli spostamenti esterni. La situazione è monitorata dalla Questura e dalla Prefettura di Catania e proprio il prefetto Sammartino potrebbe convocare un apposito Comitato per l’ordine e la sicurezza sulla vicenda.

Ma ricostruiamo i fatti: giorno sei mattina il fercolo con la Santa ha quasi ultimato il giro interno. E’ ai Quattro Canti. E’ tutto pronto per effettuare la tradizionale salita di Sangiuliano e arrivare in via Crociferi per il canto delle suore benedettine. Qualcosa, però, non va come dovrebbe.

Tutto gira intorno alla sicurezza, il maestro del fercolo Claudio Consoli, scende più volte fra i devoti chiedendo loro di fare ordine, sgomberare il campo e procedere con la salita ma non viene ascoltato. Alla quinta volta decide: la salita quest’anno non si fa proprio per ragioni di sicurezza, c’è troppa gente fra i cordoni, tante donne e bambini.

Quel fiume bianco di devoti inizia la protesta, c’è chi continua a tirare e chi si mette in ginocchio per ostacolare qualsiasi movimento, alla fine i cordoni vengono staccati dal fercolo e Sant’Agata fa il suo rientro in cattedrale da via Etnea. E Monsignor Scionti tuona: “Cari delinquenti siete soli e isolati. Ora fate silenzio perché dobbiamo pregare”.

Così è stata scritta una delle pagine più tristi della festa.

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