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Hanno chiamato l’operazione “Città Blindata” perché così in effetti stavano le cose. La mafia aveva fatto di Biancavilla, centro del catanese, un suo feudo, dove uccidere rivali, gestire il traffico di droga, estorcere denaro, nascondere un arsenale.

Sì, un arsenale, così come quello che è stato scoperto dai carabinieri in un casa di campagna, documentato nel video, dove i delinquenti provavano le armi: una mitraglietta calibro 7.65, una pistola Glock, quattro pistole a tamburo di vario calibro e numerosissime munizioni.

Sono 14 gli arrestati, tutti appartenenti alle famiglie Amoroso e Monforte, a capo della cosca che storicamente ha infestato il territorio biancavillese, la Tomasello-Mazzaglia-Toscano, oggi legata al clan Santapaola-Ercolano di Catania.

Città Blindata è la sintesi di tre distinte operazioni avviate per fare fronte ad una escalation di violenza nel Comune etneo dove nel 2014 è scoppiata una faida per prendere il comando della cosca. 13 gennaio Agatino Bivona viene massacrato da due killer con vari colpi di pistola, due giorni dopo è il giovanissimo Nicola Gioca, detto u Picciriddu, ad essere crivellato di colpi dai sicari mentre era a bordo della sua auto.

Da lì, il via alle indagini che hanno fatto emergere le dinamiche e la maniera di agire dei mafiosi, con Giuseppe Amoroso, detto l’Avvocato, che, nonostante fosse ai domiciliari, riceveva lo stesso i suoi fedelissimi, ai quali impartiva quegli ordini che gli permettessero di consolidare i nuovi assetti e di puntare al predominio del suo gruppo.

Ambizioni non sconosciute ai rivali, che poi tenteranno di uccidere Vito, il fratello appena scarcerato de l’Avvocato: saranno gli agenti del Commissariato di Adrano, il 6 ottobre, di 5 anni fa, a salvarlo, bloccando i sicari prima che raggiungessero l’obiettivo. Le successive indagini che hanno alimentato le altre due operazioni, grazie al supporto delle intercettazioni telefoniche e ambientali, oltre a svelare anche i grotteschi tentativi dei mafiosi di sfuggire a orecchie e occhi indiscreti nascondendosi fra la vegetazione dei terreni di campagna (rivedere il video se vi è sfuggito il dettaglio), hanno fornito ai militari ulteriori prove a carico degli arrestati, confermando la loro pericolosità. Così come quella volta che Giuseppe Amoroso e il fido Gregorio Ganci sono stati beccati in flagranza di reato, estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni del titolare del bar Le Carillon. E saranno diversi poi gli episodi di estorsione subiti da commercianti e gestori di attività verificati dai militari.

Un territorio sottomesso ai mafiosi. Un territorio schiavo. E’ anche l’altro, triste aspetto che emerge da Città Blindata, visto che, sottolineano gli inquirenti, nella provincia di Catania il muro di omertà è ancora granitico.

Nomi e foto degli arrestati:

Giuseppe Amoroso, 47 anni, Vito Amoroso, 52, Giovanni, Carciotto, 35, Tino Caruso, 41, Gregorio Gangi, 30, Alberto Gravagna, 34, Roberto Licari, 32, Andrea Monteforte, 27, Alfio Ambrogio Monteforte, 50, Alfio Muscia, 41, Vincenzo Panebianco 29, Riccardo Pelleriti, di 24, Placido Ricceri, di 33, Carmelo Vercoco, 46, Massimo Merlo, di 47, Marcello Merlo, di 59.

 

 

 

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