Nel pomeriggio di ieri la D.I.G.O.S. della Questura di Catania ha arrestato Sahada Sow, detto “Daouda”, nato a Medina Gouna (Senegal) l’1.10.1980 in esecuzione alla misura coercitiva della custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini preliminari del Tribunale di Catania su richiesta della Procura della Repubblica, in sostituzione della misura degli arresti domiciliari applicata allo stesso lo scorso 23 luglio ed eseguita nel corso dell’operazione “Si può fare”.

Sahada Sow  è uno dei 12 indagati tratti in arresto nella notte di martedì scorso in esito ad un’articolata indagine della D.I.G.O.S. che ha consentito di sgominare un’associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina mediante la concessione e/o falsificazione di documenti inerenti la permanenza ed il soggiorno nel territorio dello Stato.

L’associazione, la cui operatività era corroborata dalla presenza tra gli adepti di un funzionario comunale e due ispettori della Polizia Municipale, forniva illecitamente ai richiedenti, a fronte di adeguati pagamenti stabiliti da un preciso tariffario, diversificate tipologie di servizi atte a risolvere problematiche di natura alloggiativa e reddituale, sia mediante soluzioni di tipo pratico che, se necessario, tramite la preparazione di falsa documentazione realizzata ad arte.

Il giro di affari delle attività illecite riscontrate produceva introiti giornalieri di diverse migliaia di euro.

La richiesta di aggravamento avanzata dalla locale Procura a carico di Sahada Sow , accolta pienamente dal G.I.P., è scaturita dall’attività eseguita della locale D.I.G.O.S. successivamente alla sottoposizione dell’indagato agli arresti domiciliari, dalla quale è emerso che lo stesso, in violazione al citato regime detentivo, già la sera successiva all’arresto lasciava la propria abitazione e si allontanava dal capoluogo etneo trascorrendo l’intera nottata in zona Giardini Naxos, palesando in tal modo la necessità di adeguare la misura detentiva degli arresti domiciliari con quella coercitiva della custodia cautelare in carcere.

 

Foto da: Radio Una Voce Vicina

 

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