E’ stato il giorno di Cristiano Lucarelli, per la Catania calcistica che attendeva il ritorno in città del tecnico livornese come la svolta necessaria per rimettere in carreggiata una stagione fattasi sempre più complicata.

L’allenatore toscano è stato presentato, questo pomeriggio, in una lunga conferenza stampa a Torre del Grifo, dall’amministratore delegato etneo Pietro Lo Monaco: “È un piacere ritrovarmi qui. Quando c’è un avvicendamento in panchina è un dispiacere per tutti: questo cordone con Catania non si è mai staccato, anche noi abbiamo sofferto per l’andamento negli ultimi mesi della squadra. Ringraziamo il direttore che ci da questa nuova opportunità, c’è la voglia di riprenderci ciò che era giusto e meritato. Ci troviamo di fronte ad una situazione difficile, ma quando sei stato bene non è possibile voltare le spalle in momenti difficili. Il direttore mi ha telefonato domenica alle 5, abbiamo parlato di contratto e non è stata una questione di soldi. Lo Monaco voleva riportarmi e noi volevamo tornare, per riprendere il cammino interrotto di due anni fa. Stamani sul volo per Catania c’erano numerosi tifosi in coda, un tifoso anziano mi ha detto che tanti anni fa fu fatto uno striscione che recitava il “Catania non si discute, si ama”. Tutti hanno il dovere di fare la loro parte, ognuno nella propria veste deve portare un mattoncino. Pensare che non ci sia una simbiosi totale è utopia, chiedo di mettere da parte ogni forma di incomprensione e delusione e di metterci tutti a servizio del Catania e di questa causa”.

Sull’ambiente e sullo spogliatoio il tecnico livornese esordisce con una battuta: “Clima nello spogliatoio? L’ho lasciato come l’ho trovato, pulito e che necessita di un’imbiancata. Ho trovato massima disponibilità da parte di tutti, sono stato abbastanza chiaro e di essere onesti nei miei confronti. Se c’è qualcuno che ha già staccato la spina e pensa al mercato di gennaio deve dirlo subito, noi vogliamo fare dei risultati con una certa continuità. Vogliamo ricreare le condizioni per avvicinarci ai primissimi posti. Ci vorrà del tempo, bisogna ripartire rimboccandosi le maniche, da oggi esiste solo il bene del Catania e chi non rientra in questi parametri non può stare con noi. C’è la necessità, ma non l’assillo, di inseguire il primo posto, riavviciniamoci gradualmente. Non vedo perchè non dovremmo poter emulare il Cosenza di due anni fa, la squadra è forte per questo ho accettato ma serve anche una certa dose di serenità. La chiamata di Lo Monaco mi ha emozionato, meritavo una seconda chance. Ho visto tutte le partite tranne quella col Francavilla”.

Il tecnico ex Messina e Livorno prosegue:“Sono arrivato solo oggi, mi son fatto un’idea generale dalla tv. Ribadisco che questa squadra, al netto degli infortunati, se la può giocare con le altre e possiamo reinserirci in un certo tipo di discorso. Prima dei numeri, dei moduli e delle scelte c’è bisogno della testa: tutti gli impulsi partono da lì, ci vogliono degli input positivi e non negativi. Sono stato molto chiaro, mi auguro che i ragazzi abbiano recepito. Se liberano la testa siamo capaci di fare qualsiasi cosa. Non siamo in grado di fare tabelle. La nostra rosa ci permette di fare ogni tipo di modulo, è chiaro che facciamo una scelta sulla base di quello che dice l’infermeria e sulla base di cosa c’è da sistemare per una squadra che vuole avere certi pensieri. Serve equilibrio tattico ed autostima, specie nei momenti di difficoltà. Questi sono i due aspetti che andremo a curare. Episodi? Per evidenziare questi aspetti bisogna macinare chilometri e metterci allo stesso livello degli avversari, lì emerge la differenza tecnica. Preoccupiamoci di correre tanto quanto corrono gli avversario per ora. Ho nella testa il Catania delle prime due gare. Può starci che alcuni giocatori in un momento di difficoltà possano aver fatto altri pensieri, di trasferirsi altrove. Noi dobbiamo intraprendere un percorso e c’è bisogno solo di gente convinta. Da calciatore mi è capitato di vedere calciatori demotivati, voglio che venga detto senza se e senza ma. Ci servono soldati per andare a far la guerra. Ogni paese ha la sua cultura calcistica, stiamo vicini anche nelle difficoltà. I tifosi ci sono sempre stati, a fronte di una prestazione del genere non è facile reagire per un tifoso. Quando perdi la partita a Catania il tifoso vive la sconfitta quasi come un lutto. Lo stesso discorso vale al contrario quando si vince. Fare l’allenatore del Catania non è per tutti. In queste piazze sai che c’è tensione e quindi bisogna reagire nella maniera più corretta”.

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