“Si riallarga il gap occupazionale tra Sud e Centro-Nord, nell’ultimo decennio è aumentato dal 19,6% al 21,6%: ciò comporta che i posti di lavoro da creare per raggiungere i livelli del Centro-Nord sono circa 3 milioni”. E’ quanto emerge dal rapporto Svimez.

“L’Italia si allontana dall’Europa” e “il divario Nord-Sud rimane non sanato”. 

“La crescita dell’occupazione nel primo semestre del 2019 riguarda solo il Centro-Nord (+137.000), cui si contrappone il calo nel Mezzogiorno (-27.000)”, viene sottolineato.

“Peraltro, l’impatto del Reddito di Cittadinanza sul mercato del lavoro è nullo, in quanto la misura, invece di richiamare persone in cerca di occupazione, le sta allontanando dal mercato del lavoro”.

“Dall’inizio del nuovo secolo hanno lasciato il Mezzogiorno 2 milioni e 15 mila residenti, la metà giovani fino a 34 anni, quasi un quinto laureati”. Così il Rapporto, che lancia l’allarme sulla “Trappola demografica”. In Italia nel 2018 si è raggiunto “un nuovo minimo storico delle nascite”, si ricorda, sottolineando che al Sud sono nati circa 157 mila bambini, 6 mila in meno del 2017. La novità, spiega, è “che il contributo garantito dalle donne straniere non è più sufficiente a compensare la bassa propensione delle italiane a fare figli”.

Peggio solo le Mayotte: la Sicilia si conferma terra ostile per il lavoro delle donne. Dal rapporto Svimez sull’occupazione femminile, in base alla rielaborazione di dati Eurostat e Istat, emerge che su 277 regioni d’Europa, la Sicilia è penultima con un tasso di lavoro in rosa del 29,1%. Dietro solo le Mayotte col 25,4%, regione francese costituita dalle isole Grande-Terre (Gran Terra) e Petite-Terre (Piccola Terra) situata nell’Oceano Indiano, tra il Madagascar e il Mozambico. Abissale il confronto con la regione di Stoccolma, che guida la classifica, dove il tasso di occupazione femminile è al 79,7%.

Sempre più siciliani, in particolare i giovani, abbandonano la Sicilia per cercare maggiore fortuna all’estero: nel periodo 2002-2017 sono stati 44 mila gli emigranti, con l’isola al primo posto nel Mezzogiorno e seconda in Italia solo alla Lombardia (82 mila).

“Tra le regioni del Mezzogiorno che nel complesso vedono accrescere i saldi negativi dei flussi verso l’estero, sino a superare le 20 mila unità annue nell’ultimo triennio, il fenomeno è particolarmente grave in Sicilia, Calabria e Sardegna, relativamente meno in Campania e Puglia”, si legge nello studio.

Tra quelli che scelgono di andarsene, crescono gli emigrati in possesso di un’elevata preparazione professionale e culturale. La nuova migrazione riguarda un numero massiccio di giovani la cui età media sta aumentando per la presenza crescente di laureati che completano gli studi in età più avanzata. Per quanto riguarda le migrazioni interne, nel 2017, quasi 110 mila abitanti si sono trasferiti dal Mezzogiorno in una regione centro-settentrionale, 2 mila in più dell’anno precedente. Le partenze più consistenti avvengono dalle regioni più grandi come la Campania con 31,4 mila unità, la Sicilia con 26,4 mila e la Puglia con 19,6 mila unità.

E senza un’inversione di tendenza “Nel 2065 la popolazione in età da lavoro diminuirà del 15% nel Centro-Nord (-3,9 milioni) e del 40% nel Mezzogiorno (-5,2 milioni)”. Uno scenario questo definito “Insostenibile”, viste anche le conseguenze economiche: tra meno di cinquant’anni “con i livelli attuali di occupazione, produttività e di saldo migratorio, l’Italia perderà quasi un quarto del Pil, il Sud oltre un terzo”. Per Svimez “le possibilità di contenere tali effetti sono legate ad un significativo incremento del tasso di occupazione, in particolare di quello femminile”.

Senza crescita e sviluppo, la Sicilia è destinata a perdere oltre un milione di residenti, con la popolazione che nel 2065 si attesterà a quota 3.914.003 rispetto agli attuali 5.026.989. Uno spopolamento inesorabile con 23.680 persone che ogni anno, da qui ai prossimi 47 anni, abbandoneranno l’isola: nel 2065 in totale ci saranno 1.112.986 in meno di residenti rispetto a oggi.

Una Sicilia che deve certificare 603,92 milioni di euro di fondi Ue entro la fine dell’anno, la quota più alta in assoluto tra le regioni d’Italia, mentre è all’ultimo posto, con appena il 13,87% di quella certificata. E’ quanto emerge sulla spesa dei fondi strutturali 2014-2020: l’istituto ha fotografato la situazione al 31 luglio 2019.

Una Sicilia dove i servizi segnano appena +0,1 e l’agricoltura è in caduta di -4,2%”.

“Il patrimonio edilizio scolastico al Centro e nel Settentrione è mediamente più controllato, sicuro e mantenuto di quello del Meridione e delle isole. Gli enti locali dichiarano la necessità di interventi di manutenzione urgenti per il 43,6% del totale nazionale, dato simile rispetto allo scorso anno, che aumenta nei territori del Sud (56% degli edifici che necessitano di manutenzione urgente) e nelle Isole (49,9%). Preoccupante è la situazione dal punto di vista della sicurezza, perché ai minori controlli corrisponde una maggiore fragilità sismica del territorio. Al Sud 3 scuole su 4 sono in area a rischio sismico. In Sicilia la situazione peggiore: quasi il 98,4% delle scuole”, si legge ancora nel rapporto.

Il premier Giuseppe Conte, primo presidente del Consiglio a parlare alla presentazione di un rapporto Svimez, spiega, però, che per fare un bilancio è troppo presto. Il Reddito di Cittadinanza “non va valutato in un lasso temporale così breve. Direi che va valutato in un periodo molto più lungo”, è l’invito di Conte. Certo, ammette il premier, “è importante lavorare su quelli che sono i capitoli più complessi di questa riforma, dal punto di vista strutturale e burocratico: formazione e occupazione”. Ma assicura che la titolare del Lavoro, Nunzia Catalfo, già “ci sta lavorando”. I primi risultati “si avranno nei primi mesi del 2020”, garantisce la ministra.

Intanto però Svimez prende le distanze da quella che sarebbe “scorretto identificare come una politica per il Mezzogiorno”. Per risollevare le sorti del Mezzogiorno la strada da imboccare sarebbe quindi un’altra e passa dalla costatazione che al momento il lavoro al Sud è poco remunerato da non reggere la concorrenza con misure di assistenza.

Al “Sud oltre un quarto degli occupati è a rischio povertà”. Non solo, guardando alla prima parte del 2019 “aumenta la precarietà che si riduce nel Centro-Nord,” e “riprende a crescere il part-time, in particolare quello involontario che nel Mezzogiorno si riavvicina all’80%, a fronte del 58% nel Centro-Nord”. A farne le spese spesso sono le donne, che hanno un tasso di disoccupazione intorno al 20%, doppio rispetto a quello registrato nel resto del Paese. Una situazione non più accettabile per il ministro del Sud, Giuseppe Provenzano, che annuncia l’arrivo di “un provvedimento ad hoc, shock, per favorire l’occupazione femminile. Una discriminazione positiva del costo del lavoro delle donne, che – spiega – non sia solo temporanea ma durevole”.

“I dati del rapporto Svimez pubblicato oggi evidenziano, ancora una volta, quello che ripeto da anni: per tornare a far crescere il Sud servono investimenti produttivi, non misure come il reddito di cittadinanza, che, come sottolinea lo studio dell’Associazione per lo Sviluppo del Mezzogiorno, sta allontanando dal mercato del lavoro anziché richiamare persone in cerca di occupazione. Se in Italia ci sono ormai solo quattro Regioni dove il tasso di natalità è positivo, e si trovano tutte al Nord, significa che le politiche messe in campo dal governo nazionale sono sbagliate”. Lo dice il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci.

“Le persone fuggono da un territorio quando non vedono prospettive, le infrastrutture servono per lo sviluppo, ma questi numeri evidenziano come il Sud sia uscito dalle priorità degli esecutivi nazionali – afferma Musumeci – Il mio governo sta facendo l’impossibile e i risultati si cominciano a vedere, a partire dal Pil che lo scorso anno ha ricominciato a crescere, mettendo a segno un incremento dello 0,5%, dopo il -0,3% del 2017. Così come ci conforta il dato che rileva la riduzione del tasso di emigrazione ospedaliera dalla Sicilia”.

Per Musumeci “le risposte che Roma deve dare a questi problemi tardano ad arrivare, visto che la legge di bilancio appena approvata, che ha al suo interno un intero pacchetto di misure destinate al Sud, in pratica destinerà alla Sicilia nel 2020 risorse aggiuntive per poco più di 35 milioni, mentre per la proroga del credito d’imposta per gli investimenti delle imprese che operano in tutto il Mezzogiorno, e sottolineo in tutto il Mezzogiorno, si mettono a disposizione soli 674 milioni”.

“Per questo dico che è arrivato il momento che il presidente del Consiglio convochi un tavolo per il Sud, dove tutte le Regioni siano chiamate a confrontarsi con il governo nazionale per analizzare la situazione e mettere in campo politiche adeguate alle necessità del meridione, comprese procedure celeri per velocizzare la spesa pubblica – conclude il governatore – Ormai è chiaro: quella che stiamo vivendo è una vera e propria emergenza nazionale, che se non verrà affrontata con la dovuta serietà rischia di travolgere l’intera Nazione”.

 

 

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