La decisione del sindaco di Modica di far riaprire il cimitero alimenta la rabbia e l’amarezza di Pietro Crisafulli, resposabile della sezione di Catania dell’associazione italiana familiari vittime della strada, che da giorni si batte per la riapertura del cimitero del capoluogo etneo dove riposano i suoi cari, tra i quali il figlio morto in un incidente.

Crisafulli in una lettera aperta:

“Tutti abbiamo vissuto un periodo di grande incertezza, di dolore, di isolamento totale, ognuno di noi è stato privato della propria libertà: la libertà di fare una passeggiata, di andare a fare compere, di incontrare persone, di andare a prendere un caffè al bar… tutti uguali, tutti pari nel vivere e subire una condizione di totale assenza di vuoto. Tutti ci siamo sentiti in un dolore e un senso di grande smarrimento e abbiamo accettato le restrizioni imposte. Oggi finalmente si discutono i tempi e le modalità di come poter ricominciare a riprendere le abitudini lasciate: edicole, librerie, negozi, palestre, attività commerciali… tutti luoghi fondamentali che ci aiuteranno a riprendere finalmente le nostre vite dove le avevamo lasciate.

Tra i luoghi da riaprire e da poter rifrequentare nell’immediato non è contemplato il cimitero monumentale dove sono sepolti i miei cari defunti, forse per alcuni sembrerà assurdo avere come priorità un luogo che non è propriamente simbolo di vita e di relazione, ci viene spesso detto che i nostri cari sono sempre con noi perché sono una parte del nostro cuore ma per padri e per madri addolorati, per figli, per sorelle e per fratelli che vivono l’ergastolo di dolore, il cimitero è un luogo estremamente importante, un luogo dove ritrovare gli affetti, una strada da calpestare ogni giorno per ritrovarsi col proprio caro, per sentire quel calore struggente che solo una fredda lapide di marmo riesce a trasmettere.

È un luogo in cui non ci rechiamo per trovare qualcuno (ovviamente chi va col cuore pieno di dolore non cerca assembramenti, non cerca altre persone), ma soprattutto per ritrovare noi stessi: nel silenzio che diventa ricordo…nella assenza che diventa presenza… nella ripetizione ossessiva dei gesti che si trasforma in struggente ma rassicurante abitudine che ci consente… poi… di vivere, oserei dire sopravvivere.

Noi padri, e madri…noi tutti abbiamo bisogno di riprendere la nostra vita anche iniziando a “rivivere” proprio il luogo sacro della morte… i miei precedenti appelli sono caduti nel vuoto, oggi lo chiedo a tutte le autorità che abbiano potere di far riaprire quei cancelli con tutte le precauzioni necessarie (ingressi programmati mediante aperture di un singolo ingresso, visite brevi e solitarie). La chiusura del cimitero è stata veramente una scelta ingiusta. Siamo stanchi di aspettare, aprite il cimitero, fateci andare nei nostri “angeli”, non ne possiamo più.

Spero questa mia lettera arrivi anche nelle mani del presidente Nello Musumeci, anche voi come padre, dovreste avere il mio stesso dolore, la morte di un figlio è insopportabile, io mi sento vuoto dentro, apri il cuore e permetti tutti noi di andare a trovare i nostri cari, rimasti senza fiori, senza pulizia, e senza rispetto”.

Pietro Crisafulli

ANGELI DI CATANIA

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