Telefonini e droga dentro al carcere Ucciardone a Palermo anche attraverso lanci di sacchetti che riuscivano a superare le mura di cinta del vecchio carcere borbonico. Lo hanno scoperto gli agenti della polizia penitenziaria grazie alle intercettazioni nel corso dell’operazione “Mobile phones in cell”, che ha portato all’arresto di cinque persone tra cui un agente della polizia penitenziaria. Le immagini dei sistemi di videosorveglianza hanno permesso di immortalare diversi “lanci” commissionati dai detenuti comunicando telefonicamente con l’esterno. Dentro al carcere c’era un vero e proprio commercio di miniphone e Sim card, con tanto di “tariffari”.

Nel registro degli indagati sono stati iscritti anche due reclusi che avrebbero promesso a Scafidi tra i 1000 e i 1.500 euro per avere un telefonino in cella. Il cellulare consente infatti, come hanno accertato gli agenti, di proseguire il controllo delle attività illecite anche dall’interno del carcere e di godere di maggior prestigio tra i detenuti.

Il gip di Palermo ha firmato i provvedimenti di custodia cautelare in carcere nei confronti dell’agente di polizia penitenziaria Giuseppe Scafidi, del detenuto Fabrizio Tre Re, della moglie Teresa Altieri, di Rosario Di Fiore e James Burgio indicati i “fornitori. Giuseppe Scafidi, Fabrizio Tre Re, Teresa Altieri e Rosario Di Fiore devono rispondere di corruzione; Tre Re e Burgio sono indagati anche per commercio illecito di sostanze stupefacenti.

Secondo le indagini Giuseppe Scafidi, agente di polizia Penitenziaria sospeso dal servizio, in forza all’Ucciardone di Palermo, avrebbe accettato somme di denaro per introdurre uno smartphone e due miniphone all’interno del carcere. I tre dispositivi erano destinati al detenuto Fabrizio Tre Re, condannato con sentenza della Corte di Appello di Palermo per l’omicidio di Andrea Cusimano, in concorso con Calogero Pietro Lo Presti. Il delitto avvenne al mercato del Capo di Palermo nell’agosto del 2017.

Scafidi avrebbe ricevuto la somma di 500 euro da Teresa Altieri, moglie di Tre Re, avvalendosi della mediazione di Rosario Di Fiore. La consegna dei telefonini al detenuto fu sventata grazie all’intervento del servizio investigativo della polizia penitenziaria che sequestrò gli apparecchi. Attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali sono stati in oltre acquisiti ulteriori elementi di prova relativi ad un commercio illecito di sostanze stupefacenti.

E’ stato, infatti, possibile documentare alcuni episodi in cui telefonini illecitamente introdotti in carcere sono stati utilizzati dai detenuti per la vendita di droga. Di uno di questi episodi si è reso responsabile lo stesso Tre Re che ha trattato telefonicamente con James Burgio, detenuto nel carcere di Augusta, la vendita a dei complici in libertà di una partita di circa 5 chili di droga.

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