“Falso. Quanto dichiarato da Alfonso Megna, responsabile della misericordia di Zafferana è falso e lo si evince da una dichiarazione scritta dalla famiglia, coinvolta nell’assurda vicenda in questione, depositata al comune di Zafferana Etnea”.

La dichiarazione è questa.

Si legge, testualmente, che “i rappresentanti dell’Associazione ADMI in servizio il 6/1/2019 si sono comportati in modo professionale e preciso gestendo con precisione il servizio di ristorazione e senza in alcun modo negato il pasto alla bambina ed alla sua famiglia”.

E “l’assurda vicenda”, così come afferma Sonia Bianco, presidente del Nucleo Protezione Civile regionale dell’Admi (Associazione dipendenti ministero dell’Interno) è quella originata da quanto dichiarato dal Governatore della Misericordia che opera sul territorio etneo.

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E’ un fiume in piena, Sonia Bianco, che, nonostante nel documento inviato da Megna non sia stata nominata, rivela che era lei l’operatrice accusata di essersi opposta alla somministrazione del pasto ad una famiglia di sfollati di Fleri, una delle zone più colpite dal terremoto di Santo Stefano. “Sì, perché non ho niente da nascondere, perché la verità deve essere chiara a tutti, anche se la comunità di Fleri mi ha già ripagato con l’immenso affetto, con le quotidiane manifestazioni di stima: quel che io e la nostra associazione facciamo col cuore ed il massimo impegno è da sempre sotto gli occhi di tutti. Allora perché un rappresentante della Misericordia ha scritto e inviato per posta certificato quel documento denunciando fatti così gravi? Non so spiegarmelo, davvero, non riesco a spiegarmi come si possa arrivare a tanto”.

“So soltanto che – continua amareggiata e determinata al tempo stesso – la famiglia, nonostante i problemi patiti durante il sisma del 26 dicembre, data memorabile per tutti coloro che hanno subito e vissuto quell’evento, si è precipitata in Comune, mettendo per iscritto la verità dei fatti che sconfessa e smonta in modo perentorio e inequivocabile quanto affermato da Megna contro di me: non ho mai negato alcun pasto, né alla famiglia con la bambina, né al presunto disabile che nessuno ha visto o capito chi fosse. Non avrei mai potuto farlo”.

E ricorda la vicenda: “Il giorno 6 gennaio avevo deciso come sempre di prestare servizio, coinvolgendo non solo volontari esterni dell’associazione che come nucleo di protezione civile rappresento in Sicilia, ma anche i volontari della mia famiglia, che mi supportano da anni. All’ora del pranzo si presentò una famiglia, con una bambina, che non era censita, chiedendo, con educazione e rispetto, di essere assistita e come dichiarato ancora dalla stessa famiglia “con professionalità “. Dissi loro che per la bimba avrei provveduto subito e che, invece, loro avrebbero dovuto attendere qualche secondo, il tempo di controllare il numero dei pasti, e avrei risolto il problema. Sapevo che erano disponibili pasti di scorta, perché l’amministrazione li aveva forniti proprio per fronteggiare il bisogno di sfollati non ancora registrati”.

E rivela: “Non riesco a trovare parole adeguate per descrivere lo stato d’animo e l’indignazione mia e dei miei collaboratori nei confronti di chi, nonostante l’emergenza e la drammaticità del momento, ha trovato il coraggio e il tempo di mettersi in bella mostra per scattare foto inopportune da inviare alle testate giornalistiche locali insieme a dichiarazioni ignobili e mendaci, scritte per il solo scopo di mettere in ombra la mia associazione, nella vana ed errata convinzione che, offuscando la mia immagine e quella dell’amministrazione, potessero dare credibilità e autorevolezza alla loro. A quelle persone ricordo che il volontariato dovrebbe essere una scelta di vita e ogni valore deve essere custodito dentro al cuore. Non è la divisa che ci distingue ma quello che abbiamo dentro e che gli altri vedono. Quando siamo chiamati ad assistere chi ha bisogno, lo dobbiamo fare con umiltà, onestà, dignità, in silenzio, senza vanto e autocelebrazione”.

“E invece – continua – nella squallida vicenda in questione, si sono visti articoli, foto, dichiarazioni che presentano un Megna che ‘ha dato e fatto opere buone’, che esaltano il suo IO, con cui desidera imporsi su tutto, anche sullo stesso evento sismico di Santo Stefano che ha colpito Fleri. Se solo avessi saputo, visto che, con grave scorrettezza, non mi sono state notificate le notizie contenute nella dichiarazione inviata al Comune e al Dipartimento di Protezione Civile, mi sarei messa a disposizione del Megna, rappresentante della Misericordia di Zafferana, lo avrei avvicinato con infinito piacere e gli avrei spiegato che le medaglie non si appendono al petto ma al cuore, semmai se ne fossero ricevute. Ecco perché bisogna insistere su una adeguata formazione, perché il volontario che deve confrontarsi con la popolazione deve essere preparato e non deve mai togliere ma aggiungere sempre qualcosa, quel tanto che porta con sé un valore umano inestimabile”.

“Sono volontaria da anni e la mia tuta da lavoro ha per me un grande significato – conclude Sonia Bianco –  il colore giallo della parte superiore della divisa rappresenta per me, metaforicamente, il colore del sole, quel colore e quel calore che giovano tanto a chi è afflitto, come la gente delle frazioni di Fleri, Poggio felice e Pisano. Certo è che il Megna responsabile della misericordia Zafferana rimarrà per sempre nella memoria e nel cuore mio e di tutta la gente che mi è stata ed è vicina… Ha provato in tutti i modi a divulgare notizie false sulla nostra che è un’associazione affermata, da me rappresentata in Sicilia , ma non si sono resi conto che il tempo gioca sempre a favore della verità. Grazie a tutta la gente che mi ha tenuta per mano, mi ha consigliata, mi ha cercata e anche se non faccio nomi, loro sanno. Nessuno si permetta di spegnere il sorriso di chi con infinita passione ha svolto e svolge attività di volontariato, chi crede ancora che valga la pena spendersi per fare del bene, quel bene che, al momento giusto, ritorna e gratifica, come è successo a me.
Che Iddio ci renda merito sempre delle nostre azioni”.

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