Il reclutamento di medici e infermieri per supportare il personale sanitario, i lavori per la creazione dei Covid-hospital, tamponi a campione per i 35 mila rientrati in Sicilia con nuovi protocolli per l’isolamento domestico esteso ai familiari e soprattutto la caccia ai dispositivi di sicurezza made in Sicily col governatore Nello Musumeci su tutte le furie dopo la consegna di un carico di mascherine da parte della Protezione civile nazionale, definite dal presidente “panni per pulire i tavoli” durante il suo intervento a “L’aria che tira” su La7.

La paura per il picco del Coronavirus tiene sulle spine il governo siciliano che continua a lavorare su più fronti per non essere impreparato di fronte all’eventuale impennata dei contagi. I numeri ufficiali al momento si mantengono bassi: sono 282, 45 più di ieri, le persone positive al virus. Si teme però una impennata delle positività, a preoccupare sono le 35 mila persone rientrate in Sicilia, che si sono registrate nella piattaforma telematica della Regione anche se al sistema sfuggono le migliaia che non si sono auto-segnalate.

“Purtroppo il mondo scientifico su chi fare il tampone a tutti, che è un tema serissimo, si è diviso – dice Musumeci – Posso capire che lo faccia la politica, ma se si dividono gli scienziati arriva un messaggio sconfortante”.

Si sta lavorando per fare tamponi a campione, avverte l’assessore alla Salute Ruggero Razza che ha illustrato all’Assemblea siciliana le misure del governo, a chi è tornato nell’isola: 8 mila sono quelli rientrati, nei primi giorni di marzo, dalla provincia di Milano. Per i loro familiari, su suggerimento del comitato scientifico regionale, il dipartimento Salute sta elaborando nuove linee guida per l’isolamento domiciliare. L’obiettivo è contenere il più possibile i contagi.

Ai Covid-hospital già in fase di realizzazione se ne aggiungeranno altri, almeno uno in ogni provincia, spiega Razza. Al personale sanitario in servizio si aggiungeranno medici e infermieri che hanno risposto ai due avvisi pubblici gestiti dall’Asp di Palermo e dal Policlinico di Messina, in mille si sono fatti avanti: 400 medici e 600 infermieri. Il problema urgente rimane quello della dotazione dei dispositivi. Un carico che era destinato a Palermo è stato bloccato dalla Turchia, mentre le mascherine arrivate ieri notte e inviate dalla Protezione civile nazionale per Musumeci non servono a nulla. Anzi, è un “panno che di solito si usa con un poco di detersivo per pulire un tavolo”.

“Abbiamo fatto appello ad alcune aziende affinché possano convertire la produzione e dedicarsi ai camici monouso, alle mascherine. Qualcuno sembra avere già disposto. Ieri sera, in giunta, abbiamo deliberato alcuni milioni di euro”. Otto aziende del Distretto Meccatronica si sono già fatte avanti realizzando dei prototipi di mascherine, maschere in 3D per i sanitari e igienizzante.

Il presidente Musumeci intanto ha dato il via libera al rientro da Malta di 300 siciliani, che arriveranno in serata a Pozzallo a bordo di un catamarano: qui i passeggeri saranno sottoposti a controllo sanitario, dovranno compilare l’autocertificazione e recarsi in quarantena obbligatoria. “Tra qualche ora anche gli arrivi di persone sullo Stretto di Messina saranno limitati a motivi gravi e giustificati e a persone autorizzate”, anticipa il governatore. L’appello alla gente è sempre lo stesso: “State a casa”. In molti sono rinchiusi nelle proprie abitazioni ormai da giorni. Tant’è che a Palermo i reati sono in calo del 35%.

 

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