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“Mi sono messo dritto? I capelli li ho buoni?”.

Comincia così la diretta Facebook di Francesco Giunta, il mezzo scelto dal sindaco di Termini Imerese per annunciare le sue dimissioni.

10 minuti e 57 secondi per spiegare perché ha deciso di lasciare la carica conquistata il 26 giugno di due anni fa con una lista civica di centrodestra.

“Buonasera a tutti, questa è una diretta Facebook difficile per me dal punto di vista emotivo e umano”, esordisce dopo avere dato una rassettata al ciuffo, eppoi si dilunga nello spiegare cos’è quel che ha ricevuto “una quindicina di giorni fa”: l’avviso di garanzia.

Quello scaturito dall’inchiesta che ha coinvolto 96 politici, fra i quali proprio il sindaco di Termini Imerese, indagato per voto di scambio e peculato, quest’ultimo reato in relazione a un presunto uso privato dell’auto di servizio del Comune. L’ennesima inchiesta, visto che il centro del palermitano è stato sondato dalla Procura, che ha fatto arrestare i vertici della Blutec, la società che ha rilevato l’ex stabilimento Fiat.

“Un pensiero va – è uno dei passaggi più importanti – ai 79 contrattisti, ai 79 precari del Comune, in questi giorni preoccupati per il loro futuro, perché temono che con le mie dimissioni si blocchi l’amministrazione attiva, quindi i bilanci, quindi l’iter per la loro stabilizzazione che deve concludersi entro il 2019: so che rischiate grosso e vi chiedo scusa, ma gli attacchi personali, violenti di certa stampa e certa politica non mi permettono di sottoporre i miei figli, la mia famiglia, la mia città a queste mortificazioni. Ho il dovere, seppur con grande dolore, di dimettermi da sindaco di Termini Imerese. Vi sto parlando col cuore aperto e le dimissioni le ho già formalizzate. Da lunedì non sarò più il vostro sindaco. Sono certo di avere la coscienza pulita e ho fiducia nella magistratura: non è una frase fatta”.

“Sono fatto così. Ho rispetto per la persona umana. Profondo rispetto – conclude – Quel rispetto che qualcuno che con i capelli bianchi dovrebbe avere godendosi una lauta pensione e non gettare e continuare a spargere veleno”.

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